Budapest come Istanbul. Dopo nove anni, la capitale ungherese ha cambiato pagina, eleggendo un nuovo sindaco. E questa volta il primo cittadino sarà un rappresentante delle opposizioni e non del partito di governo, il Fidesz. È il risultato a sorpresa delle municipali svoltesi domenica 13 ottobre. Il neo sindaco si chiama Gergely Karácsony ed è un politologo 44enne dall’aria pacata che dimostra meno della propria età. Nel 2009 ha coordinato la campagna elettorale del partito ecologista Lmp e un anno dopo era un loro parlamentare. In seguito, ha fondato la formazione di centrosinistra Dialogo per l’Ungheria, poi ribattezzata Dialogo. Alle parlamentari del 2018 il partito è risultato la terza forza politica nel Paese, alle spalle delle destre di Fidesz e Jobbik. Da allora Karácsony ha continuato a credere in un cambiamento in apparenza irrealizzabile. È stato lui a suggerire un parallelismo fra Istanbul e Budapest sostenendo che «la situazione politica nei due Paesi è simile, ma gli ungheresi hanno più paura di partecipare alla vita pubblica dei turchi». Non a caso, prima del voto ha incontrato il neo sindaco della capitale turca, Ekrem Imamoglu, capace di sconfiggere contro ogni pronostico il candidato del premier Erdogan a marzo e a giugno di quest’anno.

KARÁCSONY HA BATTUTO in modo netto il 71enne István Tarlós di Fidesz, primo cittadino dal 2010, nonostante nessun sondaggio della vigilia gli avesse dato alcuna chance di vittoria. Eppure il rappresentante di Dialogo, sostenuto da altre cinque formazioni dell’opposizione – i socialisti di Mszp, Coalizione democratica, Lmp e i liberali di Mlp e il partito civico Momentum, mentre i nazionalisti di Jobbik hanno deciso di non schierargli un candidato contro – si è imposto con il 50,9% delle preferenze contro il 44,1% dello sfidante. «Budapest sarà verde e libera. La riporteremo in Europa», ha assicurato. Una batosta per il Fidesz resa ancor più incredibile dalla vittoria dell’opposizione in 13 distretti della capitale: prima del voto amministravo il partito di Orbán ne governava 17 su 23. Proprio uno dei sei distretti in mano alle opposizioni era guidato da Karácsony. Si tratta di Zugló, dove sorge la nuova Puskas Arena, cattedrale alla passione del premier Viktor Orbán per il calcio e criticata per i costi eccessivi dal neo primo cittadino.

DOMENICA NOTTE, salendo su un palco accanto allo sconfitto Tarlós, Orbán è apparso scuro in volto. Dopo le bordate della campagna elettorale in cui aveva minacciato di tagliare i fondi alle città che avrebbero «votato male», le sue prime parole sono state distensive: «Oggi i cittadini di Budapest hanno deciso che è tempo di qualcosa di diverso. Lo accettiamo e siamo pronti a collaborare».

Sono le città ad aver tradito Orbán: la sconfitta registrata a Budapest non è stata isolata. Grazie anche ad alleanze locali con la destra nazionalista di Jobbik, le opposizioni hanno conquistato altri sette centri precedentemente in mano al governo. Fra di esse Miskolc e Pécs, quarta e quinta città ungherese per numero di abitanti. Soltanto a Gyor il Fidesz è riuscito a sovvertire i pronostici con la conferma per pochi voti del sindaco uscente Zsolt Borkai, nonostante uno scandalo a luci rosse che l’ha coinvolto, emerso poco prima delle amministrative. Il caso Borkai non è piaciuto a molti sostenitori del Fidesz e ha convinto elettori indecisi a recarsi alle urne per punire il governo.

NEL RESTO DEL PAESE, il Fidesz ha tenuto, pur accusando flessioni. Il successo elettorale si è rivelato meno netto del previsto, nonostante il partito di governo si sia comunque aggiudicato 13 centri urbani su 23, conservando la maggioranza in 19 assemblee rurali su 19. Un en plein, quest’ultimo, sottolineato dalle parole pronunciate da Orbán a risultati acquisiti: «Possiamo contare sulle campagne ungheresi e le campagne ungheresi possono contare su di noi».

Difficile dire quanto abbia pesato sull’esito del voto l’affluenza alle urne che ha sfiorato il 50%, una percentuale alta per le amministrative magiare. «Questo è il primo passo per cambiare l’Ungheria», ha annunciato Karácsony festeggiando la propria vittoria. Una frase che può essere estesa alle larghe intese raggiunte fra i vari partiti dell’opposizione magiara in questa tornata, rivelatesi indispensabili per lanciare la sfida a Orbán.