Correndo a partecipare alla battaglia di Qusayr, i comandanti delle milizie ribelli di Aleppo e di Deir az Zor –  Abdel Kader Saleh della Brigata al Tawhid (Fratelli Musulmani) e Abdel Jabbar al Akidi del Consiglio militare del Nord – forse sono caduti l’errore, o in un preciso piano delle forze governative, di lasciare sguarnite le loro roccaforti. Proprio nei giorni in cui l’Esercito, appoggiato dai combattenti del movimento libanese Hezbollah, si preparerebbe a lanciare un’offensiva per riprendere i quartieri di Aleppo nelle mani dei ribelli e i vicini villaggi sciiti di Nubl e Zahra, assediati da oltre un anno dalle milizie sunnite. L’altra notte, in quella stessa zona, un missile – sparato, dicono i ribelli, dai governativi – avrebbe ucciso 26 civili, tra cui donne e bambini. Saranno gli sviluppi sul terreno a chiarirlo. Comunque andranno le cose, i ribelli armati, contenendo oltre ogni previsione l’avanzata dell’Esercito a Qusayr, stanno accrescendo il loro status all’interno della galassia dell’opposizione siriana, di pari passo al precipitare delle quotazioni delle componenti politiche che invece perdono credibilità persino davanti agli occhi dei loro generosi sponsor occidentali e arabi.

[do action=”citazione”]Coalizione nazionale a trazione islamista, se ne va sbattendo la porta Suhayr Atassi, unica donna nella dirigenza: «Pensano solo ad apparire, altro che rivoluzione»[/do]

A inizio settimana, pochi giorni dopo l’annuncio giunto da Istanbul di «progressi compiuti verso l’allargamento e l’unificazione» del fronte anti-Assad, una delle principali correnti laiche, la “Commissione generale della rivoluzione siriana” (Cgrs), ha comunicato il ritiro del sostegno alla Coalizione Nazionale dell’opposizione (Cn). Ad andarsene sbattendo la porta è stata in particolare Suhayr Atassi, unica donna nella dirigenza dell’opposizione. Gli eventi hanno confermato quanto è noto da lungo tempo: la Cn era e resta dominata dai Fratelli musulmani, che godono del sostegno del Qatar e della Turchia, e da altre forze islamiste più radicali finanziate dall’Arabia saudita. Atassi ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno, come si può leggere sul profilo della Cgrs su Facebook: la Cn ha approvato l’allargamento ad altre sigle di gruppi in esilio ma non ha proceduto ad aumentare il numero dei membri della Commissione generale, che prende le decisioni che contano e che resta saldamente nelle mani degli islamisti. «Gli esponenti della Coalizione sono più interessati ad apparire sui media che ad aiutare la rivoluzione. Molti soldi sono stati perduti perché utilizzati per loro interesse personale mentre al popolo siriano manca ogni cosa», hanno scritto Atassi e la direzione della Cgrs. Punti sui quali è chiamato a riflettere Michel Kilo, l’esponente più prestigioso e l’anima più progressista dell’opposizione, ammesso nella Cn appena qualche giorno fa.

In modo ben diverso era stato presentato alla fine di maggio il risultato della lunga riunione – durata una settimana invece di tre giorni –  della Cn a Istanbul. Al termine di trattative estenuanti, paralizzate dalle rivalità tra l’asse Turchia-Qatar e l’Arabia saudita, ai 62 membri della direzione erano stati aggiunti 12 seggi (contro i 25 inizialmente richiesti) per fare posto alla formazione di Michel Kilo. Altri 15 seggi erano stati assegnati alla componente militare e 14 a gruppi di oppositori attivi in Siria. Cambiamenti che, come ha fatto notare Atassi, ha mutato ben poco i rapporti di forza nella Cn. I Fratelli Musulmani e il segretario generale della Coalizione, Mustafa as Sabbagh, rimangono i più influenti nella Commissione generale. Inoltre il braccio di ferro dietro le quinte ha portato al rinvio, alla prossima riunione del 12 giugno, dell’elezione del nuovo presidente della Cn, in sostituzione del dimissionario Muaz al Khatib, della formazione del «governo provvisorio» che sarà guidato dal contestato Ghassan Hitto, un burattino nelle mani dello sceicco del Qatar Hamad bin Khalifa al Thani, contro il quale potrebbe essere presentata una mozione di sfiducia. Resta peraltro da decidere a chi andranno i 29 seggi assegnati ai gruppi “interni” e ai militari. L’Esercito libero siriano, la milizia ribelle, li reclama ma sul terreno sono i jihadisti del Fronte al Nusra (alleato di al Qaeda), molti dei quali stranieri, che sostengono il peso maggiore dello scontro armato con le forze governative.

Divisioni interne e inconsistenza che si scontrano con l’eccezionale importanza della decisione sulla partecipazione della Coalizione alla Conferenza di Ginevra convocata da Usa e Russia (oggi si vedranno per cominciare a prepararla) per dare una soluzione negoziata alla guerra civile. Bashar Assad ha già detto di sì, la Cn vuole prima il suo allontanamento.