Acque agitate in Venezuela nella Giornata della gioventù, celebrata ieri in tutto il paese sia dai sostenitori del governo che dall’opposizione. Nella capitale, hanno sfilato giovani di opposte fazioni: col rosso del socialismo bolivariano o col giallo delle destre e del padronato. Con slogan, concerti e murales, i chavisti hanno ricordato il bicentenario della Battaglia della Vittoria, durante la quale migliaia di giovani si ribellarono nello stato Aragua (nel centro del paese) contro le forze coloniali spagnole di José Tomas Boves. I gialli hanno portato in piazza tutti i temi dell’opposizione dura al «governo di strada» di Nicolas Maduro, chiedendo che se ne vada.

Da oltre una settimana, i settori più oltranzisti della Mesa de la unidad democratica (Mud), capeggiati da Leopoldo Lopez, da Maria Corina Machado e dal sindaco della Gran Caracas, Antonio Ledezma, hanno lanciato una campagna denominata «la salida» (la partenza), invitando i propri militanti a scendere in piazza. L’altroieri hanno protestato alcuni grandi giornali privati, lamentando la mancanza di carta.

Lopez è il leader di Voluntad Popular (Vp), Machado, grande sponsor degli Stati uniti capeggia il partito Vente Venezuela e ha lanciato le manifestazioni al triplice grido di: «Fuori i cubani!». A sostenerli, buona parte del padronato e gruppi di deputati che si ritrovano nella Movida Parlamentaria. Gruppi che hanno rifiutato la mano tesa da Maduro dopo la netta vittoria chavista alle elezioni municipali dell’8 dicembre, che la destra avrebbe voluto trasformare in un plebiscito contro il presidente socialista. All’incontro del governo con tutti i sindaci, governatori e responsabili di opposizione, si è presentato anche il leader della Mud Henrique Capriles, governatore dello stato di Miranda e fondatore di Vp. Un Capriles con barba e gessato, deciso a mantenersi la poltrona del ricco stato che governa (male, secondo le statistiche e le lamentele dei suoi concittadini) e a dismettere l’abito del mastino di Lopez.

Durante il golpe del 2002 contro l’allora presidente Hugo Chávez, Lopez e Capriles (allora giovane sindaco del municipio Baruta) sono stati filmati mentre dirigevano l’assalto contro l’ambasciata cubana. Ora, però, il governatore di Miranda, mal tollerato dalla sua coalizione in quanto «eterno sconfitto» (ha perso le due ultime tornate presidenziali, prima con Chávez e poi con Maduro) prova a salvarsi in corner: anche per sfuggire all’eventualità di un processo per aver sobillato le violenze postelettorali seguite alla sua sconfitta (di misura) alle presidenziali del 14 aprile (11 morti nel campo chavista).

All’incontro pacificatore, Maduro gli ha stretto la mano, ribadendo che l’opposizione democratica, disposta a lavorare su temi comuni come l’insicurezza è benvenuta: quella golpista, invece «verrà sconfitta dalla forza del popolo e da quella della democrazia». Maduro cerca in questo modo di disinnescare le ali più estreme della destra venezuelana, legate agli interessi del gran capitale internazionale e agli Stati uniti: istancabili ispiratori della «guerra economica», dei complotti e dei sabotaggi al socialismo bolivariano, che ha messo al primo posto gli interessi degli strati popolari ma ha portato anche molti benefici alla «classe media».

In Venezuela s’incontra un’economia mista (dello stato, del privato, delle cooperative e delle imprese autogestite): e per qualche multinazionale che non accetta di pagare le tasse e fa fagotto, altre restano e guadagnano. Negli ultimi 12 mesi, i beni accumulati sono cresciuti del 61,8%. Da inizio anno, il governo ha imposto ai commercianti un margine di guadagno non superiore al 30%. E ha promesso di incrementare gli espropri dei grandi gruppi che non si adeguano alle leggi.
Una scommessa tutta in salita in un paese fra i maggiori produttori di greggio al mondo, che vive della rendita petrolifera e che ha ereditato un’inflazione record difficile da debellare. La tendenza al rialzo registrata (56,3%) sembra essersi attenuata di 3,3 punti a gennaio: anche a seguito delle misure economiche promosse dal governo contro l’aumento dei prezzi e la speculazione.