La crisi politica in corso nell’arcipelago delle Maldive ha raggiunto dimensioni non più ignorabili dalla comunità internazionale, dopo l’appello di un leader dell’opposizione che, rivolgendosi all’India, ha chiesto un intervento armato per ristabilire l’ordine.

LO SCORSO PRIMO FEBBRAIO la Corte suprema maldiviana aveva annullato le condanne per «terrorismo» comminate a una serie di parlamentari, avvocati e giudici che si opponevano al governo guidato dal presidente Abdulla Yameen. In carica dal 2013, il mandato di Yameen è stato costellato da accuse di corruzione e fiammate autoritarie tra cui l’arresto, nel 2015, dell’ex presidente e capo del Maldivian Democratic Party (Mdp) Mohamed Nasheed, dopo un procedimento penale giudicato «irregolare» dalle Nazioni unite.

NASHEED, con una condanna a 13 anni di carcere per «terrorismo», dal 2016 risiede nel Regno unito con status di rifugiato politico. In risposta alla sentenza della Corte suprema, che di fatto annulla le condanne degli oppositori di Yameen, lunedì 5 febbraio il presidente maldiviano ha annunciato l’imposizione di 15 giorni di «stato di emergenza», ignorando il verdetto della corte, sospendendo il parlamento nazionale – dove l’opposizione gode di una maggioranza in grado di iniziare le procedure di impeachment – e dando pieni poteri alle forze di sicurezza.

POCHE ORE DOPO, due giudici della Corte suprema sono stati arrestati e condotti in carcere, seguiti a stretto giro – nelle prime ore di ieri – dall’ex presidente Mumoon Abdul Gayoom (fratellastro di Yameen, passato all’opposizione) e l’ex ministro della difesa Mohamed Nazim. In un discorso pronunciato a reti unificate, giustificando l’entrata in vigore della legge marziale per smascherare il «colpo di stato giudiziario» ordito contro di lui, Yameen aveva spiegato: «Non si tratta di uno stato di guerra, né di un’epidemia, né di un disastro naturale. È qualcosa di molto peggio. È ostruzione al funzionamento regolare dello stato».

DAL SUO ESILIO BRITANNICO, ieri Nasheed ha chiesto l’intervento di Usa e India per ripristinare il primato della Costituzione nelle Maldive e «rimuovere il presidente Yameen». In un comunicato pubblicato sul proprio sito, Nasheed ha chiesto al «governo indiano di mandare un inviato, protetto dall’esercito, per liberare i giudici e i detenuti politici . Chiediamo una presenza fisica», mentre gli Usa dovrebbero «garantire che tutte le istituzioni finanziare statunitensi interrompano le transazioni destinate ai leader del regime nelle Maldive».

IN RISPOSTA ALL’APPELLO di Nasheed, il dipartimento di stato americano ha intimato a Yameen di «rispettare i diritti umani», mentre New Delhi si è detta «turbata» dall’imposizione della legge marziale nell’arcipelago. Usa, India, Cina e Australia hanno ufficialmente sconsigliato ai propri cittadini di recarsi nelle Maldive.