Occorre sforzarsi per comprendere la razionalità delle affermazioni di George Sabra, presidente ad interim della Coalizione Nazionale dell’opposizione siriana (Cn). Da un lato Sabra afferma che «le vite dei siriani sono più importanti di qualsiasi cosa» e dall’altro annuncia che la Cn non andrà alla conferenza di Ginevra, ossia non percorrerà l’unica strada che può portare a una soluzione negoziata della guerra civile siriana che ha già fatto 80-90 mila morti. Sabra, per essere più precisi, afferma che la sua organizzazione, dominata dai Fratelli Musulmani sponsorizzati dal Qatar, non andrà all’incontro deciso da Stati Uniti e Russia sino a quando non usciranno dalla Siria i combattenti che il movimento sciita libanese Hezbollah ha inviato a sostegno delle forze armate governative. «Non ha alcun senso una Conferenza per la ricerca di una soluzione politica mentre vi sono dei massacri in corso e Hezbollah resta in Siria», ha spiegato Sabra ieri a Istanbul, riferendosi a quanto avviene nella città di Qusayr, sul confine con il Libano.

Senza dubbio la presenza di guerriglieri di Hezbollah e, pare, anche di miliziani iraniani, rappresenta una pesante interferenza di forze esterne nella crisi siriana. Tuttavia come può Sabra, peraltro con l’appoggio di Stati Uniti e Francia, chiedere l’uscita immediata di Hezbollah e iraniani dimenticando che in Siria combattono dietro le barricate dell’opposizione armata migliaia di jihadisti, mujahedin e qaedisti provenienti da molti paesi, decisi ad abbattere il regime di Bashar Assad non certo in nome della democrazia e dei diritti che invoca l’opposizione laica ma per l’instaurazione di una repubblica islamica sunnita in sostituzione del regime dell’infedele alawita Assad.

L’assenza dell’opposizione vanificherebbe la Conferenza di Ginevra, così come la richiesta del fronte anti-Assad che il presidente siriano si faccia da parte prima dell’apertura dei colloqui. E’ una condizione che spara un siluro “preventivo” contro il negoziato perchè tutti sanno che Assad non ha alcuna intenzione di dimettersi. Forte degli ultimi successi militari conseguiti dall’esercito governativo, il presidente siriano sente più stabile la sua poltrona e torna ad alzare la sua voce. Fatto non marginale è anche il sostegno che milioni di siriani ancora danno al regime che, in caso contrario, sarebbe già caduto. Mentre non è chiaro quale sia l’autorità dell’opposizione politica sul terreno in Siria.

A fine marzo la Cn aveva chiuso i suoi incontri in Turchia annunciando la nomina di un primo ministro, Ghassan Hitto (uomo dei Fratelli musulmani e gradito al Qatar), a capo di quel governo “transitorio” (alternativo a quello di Damasco) che dovrebbe diventare l’unico interlocutore in Siria di Stati Uniti ed Europa. Di questo esecutivo però non c’è traccia mentre, riportano i media locali e internazionali, varie aree della Siria nordorientale sono governate localmente, pare anche con una certa efficienza, dal Fronte al Nusra, alleato di al Qaeda, che racchiude buona parte dei gruppi jihadisti che combattono in Siria. Ieri la polizia turca ha arrestato ad Adana vicino alla frontiera con la Siria, 12 miliziani di Al Nusra che preparavano un attentato e ha sequestrato due chili di gas sarin, un’arma chimica di distruzione di massa. Secondo il giornale Cumhuriyet, che titolava ieri ”Il Gas Sarin è in Turchia”, la polizia ha sequestrato anche armi, munizioni e numerosi documenti. L’11 maggio scorso la citta’ turca di Reyhanli fu colpita da un sanguinoso duplice attentato (52 morti). Il governo di Ankara che appoggia i ribelli sunniti anti-Assad, ha accusato un gruppo marxista di esserne responsabile. Invece secondo documenti confidenziali della gendarmeria turca pubblicati dalla rete di hackers RedHack, della strage di Reyhanli potrebbe invece essere responsabile proprio il Fronte Al Nusra. Comunque sia, le accuse di uso di armi chimiche continuano a piovere solo sull’esercito governativo siriano, allo scopo di provocare un intervento internazionale contro Damasco.

Con questa finalità si spiegano anche i “no” dell’opposizione e dei ribelli armati (che ora pretendono il 50% dei seggi nella Cn) alla conferenza di Ginevra. Il fallimento di questa ultima possibilità di mediazione diplomatica e dell’inizio di una transizione politica, lascerebbe come unica “opportunità” la guerra, ora che gli Usa fanno sapere, tra le proteste russe, che potrebbero imporre quella “no-fly zone” sulla Siria richiesta da sempre dai ribelli e dai loro sponsor regionali.  Assad che vede nei negoziati a Ginevra un’occasione a suo favore, ieri in una intervista ha confermato che suoi rappresentanti prenderanno parte alla conferenza. Ha inoltre rivelato che la Siria ha già ricevuto il primo carico di missili S-300 a lungo raggio inviati dalla Russia e che presto ne riceverà altri. Mosca ha precisato che si tratta solo di componenti dei missili.