In una nota pubblicata sul sito ufficiale delle Nazioni unite, Farhan Haq, portavoce del segretario generale António Guterres, informa che l’Onu sta «cooperando pienamente con le autorità colombiane incaricate di determinare le cause della morte» di Mario Paciolla affinché «le circostanze vengano pienamente chiarite».

Tra le misure adottate per agevolare le indagini il portavoce ha indicato la revoca dell’immunitá ai funzionari della Missione di verifica in Colombia – che possono dunque da oggi essere sentiti sul caso del volontario italiano – e la disponibilitá nel fornire informazioni e rendere disponibili all’esame delle autoritá competenti gli effetti personali e le attrezzature di lavoro del loro collaboratore.

Le Nazioni unite rompono così il silenzio all’indomani delle dichiarazioni della famiglia Paciolla-Motta riportate dall’edizione napoletana de La Repubblica («l’Onu in realtà non mostra di essere minimamente collaborativa. Dall’inizio di questa tragica vicenda, dalla prima telefonata non è emerso alcun sentimento di vicinanza, umanitá, dolore, nei confronti di genitori che aspettavano un figlio da riabbracciare»).

Il portavoce sottolinea inoltre la «stretta comunicazione con il governo italiano», che durante la commemorazione di Paciolla, attraverso le dichiarazioni del presidente della Camera Roberto Fico e il ministro degli Esteri Luigi di Maio, si è impegnato nella ricerca della veritá e della giustizia. E assicura «piena cooperazione con le autoritá italiane».

La nota si chiude ribadendo la la volontá di non «commentare i dettagli del caso o speculare sull’esito dell’inchiesta, poiché sarebbe inappropriato farlo». Con queste parole viene riconfermata la linea del silenzio e della “discrezione” adottata fin qui dall’Onu.
Mario Paciolla, 33 anni, era stato trovato senza vita lo scorso il 15 luglio a San Vicente del Caguán, in Colombia, dove lavorara dal 2018.