Se ci fossero ancora dei dubbi sulle realistiche possibilità di pace, dopo giorni di combattimenti, richieste e invii di armi e sostanziale constatazione che alla fine ci sarà un vincente e un perdente, ieri ci ha pensato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, a specificare che «al momento» non c’è «la possibilità di un cessate il fuoco globale in Ucraina» come era stato richiesto dalle Nazioni Unite.

LO HA DETTO AI GIORNALISTI dopo la visita del capo degli affari umanitari a Mosca. In teoria si attendono risposte da Mosca circa alcune proposte, a quanto pare, ma dalla Russia si continua a ripetere che a ostacolare i negoziati sarebbero gli ucraini. Nel frattempo la guerra prosegue e i toni non si abbassano.

Oltre alla polemica tra Ucraina e Germania, ieri ci ha pensato Biden a tenere alti i toni dello scontro verbale. Dopo aver accusato Putin di essere un assassino, poi un macellaio, poi responsabile di crimini di guerra, ieri ha definito la guerra russa come un genocidio.

«Vuole cancellare l’idea di essere ucraini», sono state le sue parole, salutate con ringraziamenti da parte di Zelensky (che ha anche precisato di mantenere un costante contatto con Washington per quanto riguarda la fornitura di aiuti militari e infatti ieri Biden ha staccato un altro assegno, da 800 milioni di dollari) con meno entusiasmo da Mosca e Pechino.

MA IN EUROPA anche Macron si è allarmato per le parole del presidente americano: «Bisogna stare attenti a quel che si dice», ha detto Macron, perché se da una parte quella scatenata dalla Russia è «un’aggressione di brutalità inaudita», dall’altra alzare sempre di più i toni «è di dubbia utilità: sto guardando i fatti e voglio cercare il più possibile di continuare a essere in grado di fermare questa guerra e ricostruire la pace, quindi non sono sicuro che l’escalation di parole servirà alla causa».

E PROPRIO SUI MASSACRI compiuti dai russi ieri il Consiglio europeo ha modificato il mandato della missione Ue in Ucraina (Euam Ukraine) che potrà anche aiutare le autorità ucraine a indagare su eventuali crimini di guerra commessi nel contesto dell’invasione russa. Ieri inoltre il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan è stato a Bucha, una delle città dove sono stati segnalati i massacri di centinaia di civili, oltre a torture e stupri commessi dai soldati russi.

«L’Ucraina – ha detto Khan – è una scena del crimine. Siamo qui perché abbiamo motivi ragionevoli per ritenere che vengano commessi crimini all’interno della giurisdizione del tribunale. Dobbiamo perforare la nebbia della guerra per arrivare alla verità». Per Khan i fatti richiedono l’apertura di «un’indagine indipendente e imparziale». Sempre ieri la vicepremier ucraina Olha Stefanishyna è intervenuta in collegamento video con la Commissione diritti umani del Senato. Quella della Russia – ha detto – è «una violenza che ha un’intenzione genocida».

DENUNCIANDO GLI STUPRI commessi dalle forze russe nei confronti delle donne ucraine, Stefanishyna ha detto che l’obiettivo «non è solo quello di far soffrire le donne, ma anche di umiliare gruppi di donne in modo da eliminare la resistenza. La maggior parte degli stupri viene commessa di fronte agli occhi dei figli delle vittime». Una testimonianza che secondo la senatrice del Pd, Valeria Valente, presidente della Commissione femminicidio, dimostra ancora una volta che «lo stupro viene usato come arma bellica, per piegare la dignità dei civili. La comunità internazionale e noi stessi in prima battuta non possiamo restare indifferenti di fronte a questo grido di aiuto».

Secondo la senatrice Segre «La sua testimonianza, onorevole Stefanishyna, così come le immagini che vengono dall’Ucraina e le parole dei racconti di questa folle guerra, come l’ha chiamata il papa, scuotono le nostre coscienze e ci impediscono l’indifferenza. La capacità di indignarci davanti alle violenze, alle tragedie, alle aggressioni contro bambini, donne, anziani, è la cifra della nostra umanità».