Gli Stati Uniti di Trump hanno tentato di far deragliare la 75esima Assemblea generale dell’Onu e così ipotecare il futuro delle Nazioni Unite. La Cina di XI Jinping, dichiarando inaspettatamente, il 24 settembre scorso, che il suo Paese aveva appena approvato la decisione di raggiungere la neutralità carbonio nel 2060, ha salvato un po’ l’Assemblea generale e aperto all’Onu un nuovo cammino di speranza per il futuro, centrato sul possibile rilancio degli Accordi di Parigi.

Purtroppo, sul fronte della lotta contro la pandemia di Covid-19, fa premio il credo di chi predica money first, market first, stakeholders first ottenendo nelle ultime settimane miliardi di dollari sotto forma di Advanced Market Commitments per i vaccini (ancora in fase di progettazione!) dagli Stati più ricchi in rivalità tra loro per sostenere i loro “campioni” multinazionali. Questo spiega perché l’Assemblea generale non è riuscita a organizzare una sessione speciale su Covid-19. I lavori sono stati limitati ad ascoltare o a leggere le analisi e le proposte presentate da ogni Stato e dagli altri membri dell’Assemblea. Nessun dibattito. Infine, si può dire che non c’è stato alcun segno di audacia nel grande magma del “buonismo” politico e sociale mondiale.

Dobbiamo ora attendere lo svolgimento della sessione speciale su Covid-19. Lunedì 5 ottobre, la presidenza dell’Assemblea ha confermato la sua tenuta, sperando che possa avvenire entro la fine dell’anno, ma le date devono ancora essere fissate.

A causa del potere devastante della pandemia, l’Assemblea dell’Onu doveva essere un’opportunità unica per proposte e decisioni coraggiose. Ebbene, fino ad oggi, i popoli del mondo hanno assistito al bellissimo spettacolo dei fuochi d’artificio dei nazionalismi “vaccinali”. Le proposte per una forte cooperazione globale non hanno ricevuto il grande entusiasmo sperato. Il multilateralismo come modello per la regolamentazione dei grandi problemi globali si è dimostrato inadeguato e fragile.

L’argomentazione usata dal Segretario generale dell’Onu, in una dichiarazione finale del 25 settembre a favore di una forte cooperazione globale contro la pandemia (“Non abbiamo bisogno di un governo mondiale ma di un multilateralismo più forte”), non ha avuto l’effetto desiderato.

Cercare di attirare il consenso degli Stati anti-internazionalisti in favore della cooperazione mondiale secondo il modello onusiano discreditando “il governo mondiale”, non è stata un’idea felice. Il riconoscimento dell’umanità in quanto soggetto giuridico e politico chiave della regolazione mondiale dovrebbe figurare fra gli obiettivi principali a lungo termine dell’Onu.

In realtà, lo spirito che ha soffiato su questa fase dell’Assemblea è stato segnato da tre principi ispiratori, mistificanti:

a) La strategia di un accesso equo e a prezzo abbordabile “per tutti” ai beni e ai servizi vitali, applicato senza alcuna innovazione al settore della salute e, quindi, alla lotta contro Covid19 . Eppure, negli ultimi 30 anni, questa strategia non è stata in grado di risolvere nessuna delle profonde disuguaglianze globali e intra-nazionali nel diritto alla salute, all’acqua, al cibo, all’alloggio.

b) Mantenere il principio della privatizzazione a scopo di lucro dei brevetti sulla vita (compresi i vaccini) e di tutti i servizi sanitari. Lungi dall’essere la soluzione ai problemi, i brevetti hanno dimostrato di essere alla radice dei problemi.

c) l’apertura ad un apparente riconoscimento della salute, in particolare dei vaccini, come “beni pubblici mondiali” grazie ad una trasformazione mistificatrice del significato da attribuire al concetto di “bene pubblico” e di “bene pubblico mondiale” al quale il sistema dell’Onu ha contribuito, a partire dagli anni 2000, conformemente allo “spirito del tempo” dominato dalla governance economica globale.

Cosa pensano i “climatologi” sociali? È prevedibile un’inversione di tendenza? In ogni caso, penso che valga la pena che gli abitanti della terra cerchino di provocarla.