Net work, skipe, social, cellulari, audiovisivi eccetera determinano, giorno per giorno, una condizione di permanente raccordo con un altrove virtuale e artificiale tale da istituire e regolare, di più in più, le condizioni quotidiane dello spazio e del tempo. È facile constatare le mutazioni intervenute nelle maniere di svolgimento della vita quotidiana quali si vanno affermando da vent’anni a questa parte. Come si abiti e ci si muova e si operi. Come si istituiscano relazioni interpersonali e si curino rapporti parentali e affettivi. E come si alimenti lo smistamento delle notizie e gli scambi culturali. La diffusione di modelli di comportamento e il sorgere di valori condivisi o respinti. Come, poi, si progetti, si fantastichi e ci si esprima. Insomma: come la vita di ogni giorno per ciascuno trascorra.

Appuriamo allora che il nostro qui e ora risulta oggi limitato, diminuito e quasi impedito ad avere integralmente campo se non è connesso stabilmente ad un ovunque e sempre assicurato dal contatto digitale e mediatico stabilmente mantenuto. Esso si impone, ci obbliga e si rende, in sempre più larga misura, vincolante al di là del necessario. Dove sta la sua attrattiva? L’essere connessi, in rete, consente di stringere in un plesso unico qui e ora e ovunque e sempre trasponendoli appunto in un altrove virtuale e artificiale. E fa di ciascuno un io e un altro simultaneamente. A mezzo di un altrove raggiungibile in ogni momento, a disposizione sempre. Disponibile senza imprevisti e subito fruibile e noto a quell’io, che vi cerca e vi trova le conferme che aspetta di ricevere. Ci si attiene così, nella condotta quotidiana, a opzioni e scelte, comportamenti e opinioni che derivano da una matrice duplice, ma che viene trattata e recepita come una modalità unitaria e compatta. Una matrice che mantiene in congiunzione presupposti fattuali e consistenti correlandoli a principi fittizi e nominali. Si mescolano le acque delle due fonti: il reale e il virtuale confluiscono in una corrente che li fa indivisibili, non più separabili. Per la sua intensità e costanza ne derivano inediti flussi alla coscienza, la portata ed energia dei quali è in grado di agire alla stregua di una dinamica interiore capace di motivare ogni atto, costitutiva d’ogni volizione. La sua efficacia e la sua virtù espansiva giungono a porre su piani nuovi e diversi la relazione tra naturale e artificiale, tra astante ed evocato, tra presente e passato, tra realizzato e progettato. Conseguendo, per tali vie, trasformazioni che raggiungono con clamorosa rapidità gli strati profondi della coscienza. Esse penetrano nei delicati intrecci, nelle connessioni e nei raccordi là dove si articolano, si congiungono e prendono forma i dati che mettono capo, secondo delicati e speciali processi, ai modi della consapevolezza di cui ciascuno si dota. Si giunge qui a lambire le scaturigini della morale (e della religione. E dell’ordine di questioni che sorgono con l’affermarsi di quelle tecniche che operano a realizzare in laboratorio positive integrazioni tra naturale e artificiale). Abbiamo sommariamente richiamato alcune dinamiche giornaliere che intervengono alle radici dei processi della espressione e della conoscenza. L’attestarsi ed influire nella condizione quotidiana può edulcorare e appannare la percezione della loro incidenza profonda. Ma la goccia scava la pietra.

Tra i diversi ambiti che bene possono prestarsi a chi si proponga di mettere in evidenza quelle radicali mutazioni ne scelgo, a mo’ d’esempio, uno. Intendo alludere alla dimensione del Lontano. Una categoria che viene programmaticamente elisa e annullata dai net work. Quella del Lontano è infatti una latitudine che riguarda tanto le dimensioni che si definiscono spaziali, quanto, altrettanto bene, afferisce a criteri ed assetti che si dicono temporali. Il Lontano è un motivo che configura il concetto di ‘antico’, come insegna Vico. E, quando lo si declini in ‘distante’ e ‘remoto’, reca senso e compiutezza ai concetti di ‘adiacente’ e ‘circostante’. Del qui, dunque, (e dell’ora) aiuta a prendere consapevolezza e possesso. L’annullamento e l’obliterazione del Lontano comporta gracile e fiacca padronanza del vicino determinato, rende il qui e ora evanescente e flebile.