Ieri il governo di Caracas ha svalutato la moneta nazionale, il bolivar, di quasi il 35%, portandone il valore di scambio con il dollaro in linea con quello del mercato nero, 3.200 bolivar per dollaro. Una decisione in controtendenza con il controllo della valuta esercitato dal governo bolivariano sin dal 2003 e dovuta all’incontrollabile tasso di inflazione che pesa sul paese, sui cittadini e i commercianti.

Proprio dall’economia passa l’offensiva del fronte anti-madurista, come da tradizione, ben prima dell’emersione di Guaidó. Fino ad arrivare all’assurdo: con la Gran Bretagna che tiene bloccate, su indicazione statunitense, riserve auree di proprietà venezuela pari a 1,2 miliardi di dollari, ieri il ministro degli Esteri britannico Alan Duncan ha suggerito alla Banca centrale inglese di girare quel denaro a Guaidó.

«Senza dubbio terrà presente – ha detto Duncan in una dichiarazione ricordando che la decisione spetta al governatore della Bank of England – che adesso un ampio numero di paesi del mondo mette in dubbio la legittimità di Nicolas Maduro e la riconosce a Juan Guaidó». Che, da parte sua, si era già portato avanti: con una lettera alla premier Theresa May ha chiesto che le riserve gli siano inviate al più presto.