I casi confermati superano i 500mila, e i decessi veleggiano abbondantemente oltre i 40mila. Dall’alba di domenica, chiunque torni in Gran Bretagna dall’Italia dovrà mettersi in quarantena per due settimane. Mentre per Londra, dove i casi superano i 120 ogni centomila persone, scatta il semaforo giallo. Da mezzanotte e un minuto – ora di Greenwich – di domattina, la capitale, con tanto di zone limitrofe del Surrey a ovest e dell’Essex a est, entra a far parte della zona ad alto rischio di contagi nella griglia tripartita in cui il governo ha deciso di suddividere il territorio nazionale lo scorso mercoledì. Entrerà a farne parte anche York, capoluogo della vasta regione settentrionale che ne porta il nome. Manchester ne fa già parte, e si discute anzi se farla rientrare nella zona rossa, quella a rischio estremamente elevato. Nel complesso, a trovarsi nei livelli giallo o rosso sarà una buona metà della popolazione.

Il sindaco di Londra Sadiq Khan, fino adesso bellamente ignorato da Johnson, che ha ovviamente omesso di convocarlo nei meeting con gli scienziati sull’emergenza, ha detto che non c’è altra scelta, echeggiando le parole del leader Labour Starmer, che solo due giorni fa aveva cominciato ad attaccare il governo sulla macchinosa operazione, impossibile termine medio fra paralisi economica e far west epidemico. I laburisti vorrebbero un lockdown generale ma temporaneo, di due-tre settimane, per ricondurre sotto controllo il contagio e rilanciare il sistema di tracciamento dei pazienti, asintomatici o meno. Hanno accusato il governo di «non ascoltare gli scienziati», che in buona sostanza sono gli stessi che avevano consigliato la famigerata immunità di gregge a marzo.

Il livello intermedio di allarme comporta lo stop alle visite familiari: ci si incontra al massimo in sei, all’aperto e socialmente distanziati purché si appartenga allo stesso nucleo familiare: altrimenti nisba. Multe fino a settemila euro saranno comminate per assembramenti non autorizzati. Chi può permetterselo lavorerà da casa, ma le scuole e gli asili rimarranno aperti. Matrimoni e altre cerimonie dovranno osservare un tetto massimo di quindici invitati, il doppio i funerali. I pub (che servono cibo ai tavoli) e i ristoranti chiuderanno alle dieci di sera. La mascherina va tolta solo per bere e mangiare. In Galles, meta preferita in quest’epoca di forzato turismo “autarchico”, è vietato l’accesso se non per motivi di lavoro o studio se si proviene da aree ad alta incidenza di contagi. Lo stesso Galles, assieme a Scozia e Irlanda del Nord, ha già varato misure più drastiche: in Scozia centrale i pub e ristoranti sono chiusi, mentre in Irlanda del Nord lo sono le scuole.