Italia

L’«on the road» irpino dei migranti e degli emigranti

Napoli-Bari I bus verso i campi del foggiano o il nord Italia

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 30 luglio 2013

L’autostrada Napoli-Bari comincia con la pianura e finisce con la pianura, ma in mezzo c’è il cartone ondulato dell’Appennino. Il punto dove è avvenuto l’incidente che ha ucciso tante persone è tracciato nel massiccio del Partenio, è l’ultimo dosso prima dell’inferno della pianura campana. Per chi parte da Napoli è il punto in cui la strada s’impenna, i paesi che non hanno più campagna cedono il posto al bosco. Siamo nella stessa regione, ma si avverte un passaggio netto, come se la natura e la storia cambiassero abito.

Percorro molto spesso in pullman quel tratto e non ho mai capito perché da Foggia a Napoli sono previste solo due ore di percorrenza. Cosa ci sarebbe di male se prevedessero un tempo di due ore e venti? Quel pullman è molto affollato e non certo per ragioni turistiche, quasi sempre è pieno di stranieri che vivono a Napoli e vanno a lavorare nel foggiano. Ovunque nelle strade del Sud capita di intercettare grandi autobus su strade che spesso sono rimaste piccole e tortuose.

Qualche giorno fa ero in Calabria. Mi dicevano dei treni cancellati, compreso il Crotone-Milano, uno dei treni storici dell’emigrazione meridionale verso il triangolo industriale del Nord. Mentre parlavamo sul corso di Trebisacce passava un pullman di linea diretto in Toscana. Nella mia Irpinia ci sono linee per la Svizzera e la Germania. I prezzi non sono alti e la concorrenza è spietata. Insomma il paesaggio degli spostamenti è cambiato. Sono spariti i noleggiatori che ci portavano verso le stazioni dei treni.

Adesso si parte in pullman che spesso passano sotto casa, si parte con comodo, a volte perfino dopo aver mangiato. Io non li ho mai presi questi pullman a lunga percorrenza, sono un viaggiatore dei dintorni. E la mia strada è proprio la Napoli-Bari. Posso andare verso ovest o verso est, sempre quella strada devo prendere, un’autostrada tracciata in molti punti seguendo le esigenze della politica più che quelle dell’orografia. In estate è molto pericolosa anche per via dell’incredibile traffico di autotreni che portano i pomodori dalla Puglia all’agro nocerino-sarnese.

Ormai i treni sull’Appennino si sono estinti come se fossero dinosauri. Non solo non abbiamo l’alta velocità, ci manca qualsiasi forma di collegamento. Provate ad arrivare in treno in Lucania, le poche corse che ci sono viaggiano sempre in ritardo. Provate a vivere oggi in Calabria, è una terra che ti costringe a viaggiare in continuazione. Devi spostarti per andare a scuola, al cinema, al ristorante, per comprare un paio di scarpe, per trovare un ospedale decente.

E provate a vedere come sono ridotte le strade provinciali di tutto il Sud, quasi impossibile trovare cento metri di asfalto senza una buca. Sarebbe un bel modo di onorare le vittime della Napoli-Bari se lo Stato decidesse di aumentare la sicurezza sulle strade. Poco tempo fa vicino al mio paese una povera ragazza è finita nell’Ofanto perché nel punto in cui ha sbattuto la protezione era molto bassa.

È vero che negli ultimi anni i morti sulle strade sono diminuiti, ma il loro numero è ancora spaventosamente alto. E proprio l’estrema frequenza rischia di far diventare quasi ovvie queste tragedie. Invece l’incidente stradale rende ancora più scandaloso quello scandalo smisurato che è la morte.

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