In Europa ogni settimana 1,6 milioni di nuovi casi Covid, 9.500 ogni ora: l’allarme è arrivato ieri dal direttore regionale dell’Oms, Hans Kluge. «Solo tra i più anziani negli ultimi 2 mesi stiamo assistendo a una diminuzione dell’incidenza – ha spiegato – forse grazie alle vaccinazioni». La scorsa settimana le morti nel continente hanno superato il milione (con l’Italia seconda dietro il Regno Unito a oltre 127mila). I ricoveri restano a livelli elevati, con continue segnalazioni di superamento della capacità delle terapie intensive in ogni area della regione.

NEL CONTINENTE, a ieri, sono state somministrate circa 171 milioni di dosi di 7 vaccini, quasi il 13% della popolazione ha ricevuto una dose, quasi il 6% ha completato il ciclo. All’11 aprile, l’Italia ha vaccinato con la prima dose il 18,1% della popolazione, la Francia il 20,5%, la Germania il 19,1% (mercoledì è stato raggiunto il nuovo record di 738 mila inoculazioni in un giorno), la Spagna il 21,7%. «Ogni adeguamento delle restrizioni – ha concluso – deve essere fatto non sulla base degli obiettivi di vaccinazione, ma dell’epidemia e della capacità dei servizi sanitari di far fronte al virus mantenendo le prestazioni sanitarie di base». Mercoledì Ursula von der Leyen aveva annunciato l’arrivo di forniture extra da Pfizer, ieri l’ad Albert Bourla ha dato la conferma al Corriere: «Stiamo programmando di aumentare drasticamente le nostre forniture all’Ue. In questo trimestre consegneremo oltre 4 volte di più del primo trimestre: 250milioni di dosi, dopo averne date 62 fino a marzo. Il nostro processo produttivo è affidabile e il nostro siero sicuro sulle varianti, ma potrebbe servire una terza dose».

L’AGENZIA DEL FARMACO italiana – Aifa ha pubblicato ieri il terzo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti Covid-19 (27 dicembre – 26 marzo). Sono state inserite 510 segnalazioni ogni 100mila dosi somministrate per un totale di 46.237 casi (su un totale di 9.068.349 dosi per tutti i vaccini), la maggior parte degli eventi avversi riguardano il Pfizer (81%), il più utilizzato (68% delle dosi somministrate). Sono aumentate le segnalazioni per Astrazeneca (17%) con il crescere del suo impiego (27% delle dosi somministrate), mentre per il Moderna le segnalazioni sono il 2% su poche dosi (5%).

Gli eventi sono stati non gravi nell’87% dei casi, comparsi per la maggior parte lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno dopo: febbre, cefalea, dolori muscolari e articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Il 7,1% è stato classificato come grave (senza però ricorrere all’ospedale): 33 casi per Pfizer, 22 per Moderna, 50 per Astrazeneca ogni 100mila dosi. L’età media delle persone che hanno segnalato reazioni è stata di 46 anni, casi fino ai 60 anni per poi diminuire drasticamente. Molto più frequenti le reazioni nelle donne (76%): «La diversa risposta immunitaria sembra incidere sulla frequenza e sulla gravità delle reazioni avverse».

REAZIONI ALLERGICHE gravi: su un totale di 410 casi, 80 sono riferiti ai vaccini. Il tasso di segnalazione complessivo è di 8,8 casi ogni milione di dosi: 68 casi dopo il Pfizer, 2 dopo Moderna e 10 dopo Astrazenecai. Nel valutare il dato va considerato che il numero di donne vaccinate è più alto e che è stato utilizzato prevalentemente il vaccino Pfizer. Su 25 milioni di inoculazioni, ci sono stati 62 casi di eventi tromboembolici in Ue dopo l’Astrazeneca, in Italia 7 casi (2 decessi) di trombosi dei seni venosi intracranici fino al 22 marzo e 4 casi (2 decessi) di trombosi di più vasi sanguigni, sui 24 inseriti nella rete di sorveglianza europea. Sono 76 i decessi segnalati dopo la vaccinazione, per il Pfizer il tasso è pari a 1,1 su 100mila dosi, per Moderna è 2,8, per AstraZeneca 0,7. L’Aifa: «Le valutazioni dettagliate dei casi suggeriscono l’assenza di responsabilità del vaccino nella maggior parte di questi, in quanto si tratta spesso di soggetti con patologie intercorrenti o pregresse».

NELLA BOZZA DEL DEF c’è l’obiettivo dell’80% di immunizzati entro ottobre, nonostante i ritardi nelle consegne e i problemi con Astrazeneca e J&J. Il ministro della Salute, Speranza, ieri ha presentato alla Camera l’informativa sui vaccini: «Abbiamo somministrato la prima dose al 76% delle persone con più di 80 anni. Siamo al 30% tra 70 e 79 anni. Entro il trimestre la prima dose al target sopra i 60 anni, dove si sono concentrati il 95% dei decessi». E sulle consegne: «Il commissario Figliuolo sta lavorando su una base prudenziale di 45 milioni di vaccini entro giugno così possiamo completare le fasce più a rischio. Abbiamo già superato 14 milioni di vaccinati». Speranza ribadisce la sua fiducia nel vaccino italiano Reithera in fase di sperimentazione che, però, utilizza il vettore virale come Astrazeneca. Ma anche su Astrazeneca il ministro è tranquillo: «Può essere rimodulato ma è efficace e sicuro, inaccettabili i ritardi nelle consegne».