Le persone positive al contagio in Italia salgono ancora e ora sono oltre 1800. Insieme alle 52 vittime e alle circa 150 persone guarite, il totale delle persone positive supera le duemila unità. In terapia intensiva ci sono 166 pazienti mentre la metà dei contagiati non ha sintomi o ha sintomi lievi. È questo il quadro disegnato dal presidente della Protezione Civile Angelo Borrelli a fronte degli oltre 23mila tamponi effettuati. La percentuale dei test positivi è poco inferiore al 10%, tenendo conto che alcune persone nel corso di monitoraggio ricevono più di un tampone.

A ormai dieci giorni dal rilevamento del focolaio lombardo-veneto di Covid-19, le analisi evidenziano come la crescita dei numeri segua un andamento esponenziale, anche se i nuovi contagi comunicati ieri (351) sono inferiori ai 523 del giorno prima. Il numero dei casi confermati, ma anche dei ricoverati e delle persone in gravi condizioni, raddoppia ogni tre giorni circa. Secondo Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di infettivologia all’Istituto superiore di sanità, l’andamento numerico non è sorprendente. “L’accelerazione è attesa”, spiega. “È dovuta al fatto che le misure di contenimento sono state attuate una settimana fa. Prima di vedere un effetto dobbiamo aspettare almeno un’altra settimana o dieci giorni”.

Le misure sono state prolungate dall’ordinanza del governo emessa lunedì. Il provvedimento divide in tre zone l’Italia: nei comuni del lodigiano più Vò Euganeo (la “zona rossa”) proseguono l’isolamento, mentre nelle regioni della “zona gialla” (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna più le province di Pesaro-Urbino e Savona) scuole chiuse, eventi e manifestazioni annullate, accesso a bar e ospedali contingentati. Nel resto del Paese si investe sulla prevenzione con interventi per la comunicazione dei comportamenti da tenere, dal lavaggio delle mani ai limiti su baci e abbracci, e operazioni di sanificazione intensificate.

L’impressione è che le ordinanze saranno aggiornate rapidamente. A Roma sono ricoverati allo Spallanzani sette persone (compresa la coppia di cinesi ormai negativa) trovate positive al test per il virus e altre tre persone sono in osservazione domiciliare. Si tratta di un poliziotto e un vigile del fuoco ricoverati con i loro nuclei familiari, più un altro caso. Tutti i pazienti sono stati collegati ai focolai lombardi e veneto, ma i casi hanno portato alla chiusura di una scuola a Pomezia e alla sospensione di alcuni corsi di informatica all’università “Sapienza” di Roma, i luoghi di studio dei figli del poliziotto.

Per capire l’evoluzione dei focolai originari sarà molto utile il sequenziamento genetico dei virus dei pazienti. Ieri l’Istituto Superiore di Sanità ha completato quello del paziente cinese e del primo paziente di Codogno. Man mano che anche gli altri ceppi virali verranno sequenziati, sarà possibile avere informazioni sullo sviluppo del contagio in Italia. Passando da un paziente all’altro, infatti, il coronavirus può subire piccole mutazioni. Confrontandole, i ricercatori ricostruiscono l’evoluzione del virus nello spazio e nel tempo.

A livello mondiale, le vittime del COVID-19 sono arrivate a quota tremila. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) insiste: il contenimento è possibile. “Lo dimostrano quei paesi che da oltre due settimane non registrano più casi”, ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. La Cina ha registrato “solo” 206 nuovi contagi, il valore minimo dal 22 gennaio. Quelli rilevati fuori dalla Cina ora sono oltre nove volte di più. Ma il virus ha contagiato anche il personale dell’Oms di stanza in Iran, che con la Corea e l’Italia conta la stragrande maggioranza dei casi.

Ora anche in Francia, Germania e Usa si osservano focolai non spiegabili con viaggi in zone a rischio. È il sintomo che il “contagio di comunità” è iniziato anche lì. Negli Usa, la Florida e Stato di Washington, in due zone opposte del paese, hanno dichiarato lo stato di emergenza. I media progressisti criticano l’amministrazione Trump, che ha imposto il silenzio agli esperti della task force incaricata del dossier coronavirus. E ci si chede se il problema della trasparenza ci sia davvero solo in Cina.