La notte tra il 2 e 3 marzo del 2016 dei colpi di pistola squarciavano il silenzio di La Esperanza, nel dipartimento di Intibucá, a ovest della capitale dell’Honduras, Tegucigalpa. Sono alcuni uomini a sparare. A terra, morta, in casa sua, rimane Berta Cáceres, attivista ambientalista e coordinatrice del Copinh. Colpi di pistola raggiungono anche Gustavo Castro Soto, amico di Berta, messicano, direttore dell’ong Otros Mundos Chiapas Ac che era ospite a casa sua.

Quattro anni dopo quella notte, Gustavo ricorda così l’amica. «Berta, credo, ha cambiato la vita a molti di noi che le siamo stati vicini. Ci ha spinto a smettere di avere paura nel difendere la vita. Ci ha permesso di tenere alta l’attenzione sui pericoli che viviamo e di osservare fino a che punto il potere economico e il narcostato sono disposti ad arrivare. Ci ha portato a un’altra considerazione sulle preoccupazioni per le comunità, per le famiglie, per le lotte, per la gente. Penso che questo sia il lascito più importante di Berta, la coscienza, la dignità e il coraggio di lottare per quello in cui credi e che vuoi difendere. Alla fine non si tratta di lottare per sé stessi o per quel che ci circonda nell’immediato, ma per ciò che è di tutte e tutti».

Gustavo Castro è stato il testimone principale dell’omicidio. Il processo si è concluso il 29 novembre 2018, con la condanna di 7 degli 8 imputati. Ma non dei mandanti. Il tempo per questa parte del processo però sta per scadere perché «David Castillo, che era amministratore delegato di Desa, l’impresa che ha organizzato l’omicidio, compie oggi (2 marzo, ndr) i 2 anni di prigione preventiva. Gli resterebbero altri 6 mesi di prigione preventiva, il che significa che il governo dovrà velocizzare il processo», sostiene Castro.

In Honduras il governo di Juan Orlando Hernandez sta portando il paese al collasso. La violenza e l’insicurezza sociale sono il cibo quotidiano della popolazione. Il Copinh era, ed è, l’altra politica, elemento di speranza e di cultura politica del “noi”.

L’omicidio di Berta ha quindi un peso specifico molto importante che supera le maglie dei movimenti ambientalisti. Sempre Gustavo Castro ci dice: «Considero che l’assassinio di Berta sia uno spartiacque nella storia dell’Honduras in termini politici e sociali. Oltre che per le lotte e le resistenze in questo paese dell’America Centrale. L’omicidio di Berta ha mobilitato molte organizzazioni, molte coscienze, ma ha anche creato molta consapevolezza sull’impatto delle grandi opere e sulle violazioni di diritti umani che vivono i popoli indigeni. L’assassinio di Berta ha avuto forti ripercussioni a livello mondiale, ha fatto emergere la dignità e la speranza generale, non solo in Honduras, ma in tutta l’America Latina e in tutto il mondo».