C’erano due posti vuoti ieri mattina all’incoronazione del re Guglielmo Alessandro d’Olanda. Erano i posti che avrebbero dovuto occupare i genitori di sua moglie, la nuova regina d’Orange, Maxima Zorreguieta. Anche se gli argentini Jorge Zorreguieta e Maria del Carmen Cerruti morivano dalla voglia di partecipare alla festa in cui la loro primogenita diventava sovrana, non sono stati invitati. Ufficialmente, è stata lei stessa a dire che «questo è un’evento costituzionale in cui mio marito diventerà re e non c’è ragione per cui mio padre sia presente». Dietro alla fermezza protocollare, l’economista acqua e sapone che ha conquistato i Paesi Bassi nascondeva la verità: la casa reale e il governo de L’Aja non hanno voluto Jorge perché negli anni Settanta era funzionario di quella dittatura militare argentina che sterminò 30 mila desaparecidos.

Quando nel 2000 l’allora erede al trono Guglielmo fece sapere di essersi innamorato di una «plebea» straniera e di volerla sposare, il governo olandese decise di indagare. Il primo ministro socialdemocratico Wim Cok mandò a chiamare il sudamericanista più esperto del Paese, Michiel Baud, e gli disse di usare la massima discrezione e scoprire quale fosse stato il ruolo di Jorge Zorreguieta tra il 1976 e il 1983, ovvero quando in Argentina era in carica il governo de facto. Procedendo con rigore e muovendosi in segreto, un anno dopo Baud riferì che Zorreguieta era un tecnocrate di classe media, che aveva presieduto la lobby dei grandi proprietari terrieri e che poi era stato scelto dal governo golpista di Videla per guidare il viceministero dell’Agricoltura, un settore centrale dell’economia, che questi amministrò da posizione defilata ed evitando gli exploit politici.

Secondo alcune immagini d’archivio ancora visibili su Youtube, anche se il tecnico aveva presenziato a qualche apparizione pubblica con i generali, «si dedicò soprattutto alla difesa degli interessi agricoli». D’altra parte, all’investigatore risultava difficile credere che occupando un posto così alto, non si fosse reso conto di quello che gli succedeva attorno: «Gli arresti in pubblico, la presenza militare in strada, i cadaveri nel mare, i desaparecidos, le dichiarazioni dei generali: era chiaro che la società argentina stava subendo una drastica purga». Anche se secondo il professore le Forze Aramate e la Polizia si erano riservate l’esclusiva dell’esecuzione materiale della strage, i politici civili «ricevevano spesso lettere di famiglie disperate», oppure, «chiedevano aiuto ai militari per eliminare o intimidire persone che gli risultavano ingrate». Nonostante questo, non c’erano prove di un’implicazione diretta di Zorreguieta nella repressione.

Con in mano il «dossier Baud», il parlamento olandese decise comunque di vietare la presenza dell’uomo al matrimonio del principe. Dopo le esperienze del re di fine Ottocento Guglielmo III, soprannominato dai socialisti il Gorilla per i suoi modi raffinati, o quella dei principi consorti Bernard e Klaus, che qualche decennio dopo furono rispettivamente tesserato della Hitler Jugend e coscritto della Wermacht nazista, non volevano che altro fango fosse gettato sulla Corona.

Così, Maxima, che si era già sottomessa alla ragion di Stato rinunciando alla cittadinanza argentina, pianse disperata in chiesa quando l’organetto suonò Adios Nonino di Astor Piazzola, il tango preferito del padre. All’uscita un anarchico tirò un gavettone di vernice contro la carrozza degli sposi novelli e si prese due anni di carcere: faceva parte di quel 25% di cittadini che sono contro la monarchia e parodiava il gesto di un suo correligionario che nel’66 aveva tirato una bomba di gas puzzolente al matrimonio di Klaus con Beatrice, la regina che ha appena abdicato.

Una fonte anonima molto vicina alla famiglia dice che «non poter partecipare alle nozze fu struggente per tutti gli Zorreguieta». Ma mentre si credeva che il passare del tempo avrebbe migliorato le cose, tanto che fu permesso a Jorge di andare al battesimo di una delle bambine bionde che ieri sono diventate principessine, invece, tutto è peggiorato. Nel 2004, infatti, l’ex viceministro fu chiamato a deporre come testimone nel processo sul sequestro e la sparizione da parte delle regime militare della biologa Marta Sierra. Davanti al giudice argentino, disse di non sapere nulla del caso della donna che lavorava all’Inta (un’istituzione di ricerca in ambito agricolo facente parte del suo viceministero) e di aver appreso della tragedia dei desaparecidos solo nel ’85, cioè sette anni dopo la prima marcia delle Madri di Plaza de Mayo.

Marta Sierra era stata sequestrata poco tempo prima che Zorreguieta entrasse in carica e il tribunale ritenne che questo fosse per lui un alibi sufficiente a scagionarlo, anche se probabilmente non credette alla sua ignoranza sui desaparecidos. Negli anni a venire, infatti, quando il capo era lui, furono licenziati dall’Inta 794 impiegati per ragioni presumibilmente legate alle loro idee politiche e 4 di loro furono fatti sparire per sempre. Nonostante questo, nell’81 il viceministro elogiò pubblicamente il modo in cui veniva amministrato il centro di ricerca. Oggi, un gruppo di famigliari delle persone scomparse ha chiesto al Parlamento olandese di iniziare un’inchiesta sulla responsabilità di Zorreguieta in questi fatti, che vada di pari passo con quella in corso in Argentina.

Al di là di tutto, poi, c’è il caso di Alberto Amigo, suo predecessore all’Agricoltura, che nel ’76 fu toccato da una tragedia personale: i militari rapirono sua figlia Lidia dall’università che, ventenne, aveva appena iniziato a frequentare, dedicandosi anche alla malaugurata prassi della militanza politica. Impotente, il padre cercò aiuto presso Zorreguieta, il quale però, secondo il suo racconto, non gliene diede alcuno. Per tutte queste ragioni, che in futuro potrebbero anche tradursi in termini penali, Maxima non ha voluto che il padre fosse presente alla sua incoronazione, o meglio, le è stato imposto di lasciarlo a casa. Le sue origini sono una pagina che deve essere strappata dalla fiaba della ragazza umile e bellissima, scoperta dal principe azzuro e fatta regina, segretamente triste.