Cartelli di protesta, striscioni e megafoni accolgono Attilio Fontana in piazza Dante Alighieri, a Bergamo. È il giorno in cui il governatore lombardo è atteso dai pm come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata zona rossa di Alzano Lombardo e Nembro e sulla “gestione sospetta” del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano. «Vogliamo la verità. In questo Paese è essenziale soltanto produrre e fare profitto sopra la nostra pelle», gli urla un manifestante. «Fontana responsabile di una strage», c’è scritto su un cartello esposto fuori dal tribunale. Ma davanti al procuratore facente funzione Maria Cristina Rota, Fontana prova a smarcarsi, scaricando la responsabilità su Conte: «L’istituzione della zona rossa spettava al governo, visto che era già stato inviato l’esercito», si giustifica. Stessa versione sostenuta da Giulio Gallera, ascoltato solo due giorni fa sempre dai pm di Bergamo nell’ambito della medesima indagine. Poi, in serata, la dichiarazione a sorpresa della pm Rota ai microfoni della Rai: «Avrebbe dovuto essere una decisione governativa».

Durante l’audizione, a Fontana è stato chiesto anche di chiarire alcuni aspetti della delibera regionale dell’8 marzo, nella quale veniva indicato alle Rsa di ospitare malati di Covid all’interno delle proprie strutture. L’inchiesta per epidemia colposa avviata due mesi fa, indaga infatti anche sulle centinaia di morti nelle residenze per anziani della zona. Ma sul punto il governatore aveva già attribuito la responsabilità alle Ats, .

La protesta iniziata a Bergamo continua a Milano, sotto palazzo Pirelli: a organizzarla è il comitato “I Coinvolti”. I cartelli, questa volta, riportano alcune delle frasi pronunciate dai vertici regionali durante i giorni dell’emergenza: «La Lombardia non ha fatto errori». «Non si può accettare la narrativa dell’ineluttabilità, è tutto frutto di scelte precise, non c’era nulla di scritto, e ora chiediamo che la politica ne renda conto non solo alla magistratura ma anche alla cittadinanza», spiega la giornalista Gea Scancarello, promotrice della manifestazione.

Sono le ore in cui si discute sulla possibile riapertura dei confini regionali e Fontana continua a parlare di trend positivo: «Ne stiamo uscendo, vedo con piacere che i numeri migliorano settimana dopo settimana, la linea del contagio è sempre verso il basso». Ma in realtà i contagi salgono (+354) e così anche i decessi (+38). Solo pochi giorni fa Fontana si diceva ancora «convinto che dal 3 giugno i lombardi» sarebbero stati «liberi di circolare in tutta Italia». Quindi tocca a Gallera mettere le mani avanti per evitare altri scivoloni: «Per fare una valutazione complessiva sulla diffusione dei contagi dopo le riaperture della fase 2 la data cardinale è l’8 giugno». Ma poi passa ancora la palla al premier: «C’è un governo, ci sono degli indicatori raccolti a livello nazionale, lavoriamo tutti insieme. Ci vuole ancora prudenza per capire se siamo in una fase nuova e diversa oppure no».

Gallera, che si è ritrovato faccia a faccia con i cronisti per l’apertura della nuova terapia intensiva dell’Ospedale Sacco, prova anche a smentire le voci di un imminente commissariamento da parte del centrodestra e approfitta dell’occasione per rispondere alla pesante accusa di Fondazione Gimbe sul “ritocco” dei dati giornalieri dell’emergenza: «Siamo la Regione che li fornisce meglio. Per questo i giudizi sommari sono sbagliati e inappropriati». Della querela del Pirellone alla Fondazione Gimbe già non si parla più.