Una curva che scende, ma così lentamente da non consentire alcun sollievo. E soprattutto nessuna previsione a breve per l’uscita dal tunnel. Gli esperti ormai, più che parlare di “terza ondata”, spiegano che le misure adottate finora stanno congelando la seconda, che non evapora come la prima dopo il lockdown di marzo-aprile.

IL BOLLETTINO DI IERI CONFERMA questo lentissimo calo: 12.756 i nuovi casi positivi (contro i 14.842 di martedì), ma con soli 118mila tamponi (-30mila). Per il quarto giorno consecutivo contagi sotto quota 20mila, con un tasso di positività che risale leggermente dal 9,9 al 10,8%. In leggero calo anche le vittime (499, martedì erano 634), segno che il picco è stato superato. Prosegue il calo dei ricoveri: 3.320 i pazienti in terapia intensiva, in calo di 25 unità, e i ricoverati nei reparti ordinari sono 29.653, in calo di 428 unità.

Gli attualmente positivi sono 710.515 (-27.010), i guariti e dimessi 997.895 (+39.266). Ma gli ospedali non possono ancora tirare il fiato: secondo i dati Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sui dati settimanali aggiornati all’8 dicembre, le terapie intensive sono ancora occupate al 38% da casi Covid (la soglia di rischio è al 30%) e al 45% nei reparti ordinari, con una soglia al 40%.

LA MAPPA DEL CONTAGIO: il Veneto è ancora una volta al primo posto per nuovi positivi (2.427), seguito da Campania, Lazio e Lombardia. «Da 10-12 giorni è iniziata una discesa dei contagi, e negli ultimi 3-4 giorni anche dei decessi», spiega Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma. «Ma questi risultati sono dovuti unicamente all’effetto delle misure restrittive messe in atto e non ad un qualche indebolimento del virus. Qualunque allentamento delle misure sarebbe estremamente pericoloso».

Nonostante le dure misure imposte dal governo per Natale, Arbia teme che durante le feste i contagi tornino a salire: «Temo una risalita se ci sarà un rilassamento dei comportamenti. Più che una terza ondata, il mio timore è che non riusciremo a vedere la conclusione della seconda ondata in atto. Se ritornassimo a registrare solo 1-2 decessi giornalieri, come a luglio, allora potremmo considerare chiusa questa seconda ondata, ma purtroppo non credo ciò accadrà a breve». E ciò, chiarisce, «perché la discesa della curva è molto lenta, più che nella prima fase».

DOMANI RIUNIONE DELLA CABINA di regia e nuove ordinanze del ministro della Salute Speranza, che promuoveranno Lombardia e Piemonte in zona gialla, mentre Campania e Toscana dovrebbero restare ancora 7 giorni in zona arancione. Per la Lombardia un traguardo importante, dopo oltre un mese di restrizioni. Esulta il presidente Attilio Fontana: «Il trend dei numeri si conferma in diminuzione, un risultato raggiunto grazie ai comportamenti virtuosi di tutti i lombardi». I dati di ieri confermano: i nuovi positivi sono 1.233 con 14.175 tamponi e il rapporto è sceso all’8,6%.

Resta aperto invece il fronte legale tra il governo e l’Abruzzo, che da lunedì 7 dicembre si è autoproclamato zona arancione. Ieri il governo ha presentato un ricorso urgente al Tar dell’Aquila contro l’ordinanza del governatore Marco Marsilio. Che replica: «Tra 48 ore sarà lo stesso governo a decretare la zona arancione. Rivolgersi al Tar è solo un accanimento terapeutico».