Un colpo al cuore: Valentino Parlato è morto, non lo vedremo più, il più dolce, il più comunicativo forse il più generoso e attento degli uomini del manifesto se n’è andato. Volergli bene, litigare con lui, cercare il suo aiuto in molti frangenti: tutto questo era possibile perché quest’uomo fantasioso e spesso imprevedibile e persino paradossale nelle sue uscite in realtà ha giocato un lungo, lunghissimo ruolo di equilibratore tra le madri e i padri fondatori di quel gruppo politico che non smetterò mai di rimpiangere. Per non parlare delle infinite volte che ha salvato la «sua» impresa, il giornale (ma l’avrebbe sempre definito «nostro») grazie a una capacità da vero signore senza soldi di parlare e trattare con tutti e con tutto per proteggere una buona causa. Chi può dimenticare il suo incontro con Geddafi? Saggezza mediterranea mi è sempre sembrata la sua, sempre avvolta di affettività oltre che di ironia. Scriveva come pensava: con sobrietà, quella di chi coltiva ma insieme tiene a bada il suo necessario pizzico di follìa. Lo studiavo e mi dicevo: è un po’ arabo quest’uomo, deve aver guardato il deserto, un comunista un po’ arabo non è davvero un comunista come gli altri, modestissimo e brillantissimo, colto e assolutamente schivo. E consapevole come nessun altro uomo del conflitto millenario tra donne e uomini, tanto da scrivere in non so quale occasione: mi sembra che le donne stiano tacendo e questo è un pessimo segnale. Stava parlando di politica. Era anche bello Valentino – e di questa notazione chissà come riderebbe. E quanto vorrei vederlo ridere. E abbracciarlo ancora. Chissà quanto dolore, oggi, attorno.

Lidia Campagnano

Un pensiero per Valentino – una sigaretta in mano e una battuta in mezzo a serissime discussioni – nel ricordo di anni giovani e assai più appassionati e appassionanti. Un abbraccio ai suoi cari e alla grande, complicata, diffusa tribù del manifesto.

Assunta Sarlo

Cara Norma, care,i tutte,i Mi spiace tanto per Valentino. Che gli sia leggera la terra. Un saluto fraterno.

Sarantis Thanopulos

Ho continuato a incontrarlo, Valentino, anche quando le nostre strade si sono divise da quelle del manifesto, la mia prima, la sua – e più dolorosamente – poi. In piazza ci vedevamo spesso. O ai convegni politici. Ogni tanto in autobus, o al cinema. Perché, in fondo, le nostre strade non si erano divise davvero. Difficile non ricordarlo in via Tomacelli, stanze vecchie e sporche, stipate di giornali e libri e fotocopie ma piene di sole e balconi, un affaccio mozzafiato sulla cupola del San Carlo e, a volte, le nuvole di fumo acre della tostatura del caffè del bar Antille, quando ancora era una torrefazione. Valentino era lì, sempre. La mattina presto – presto relativamente, la riunione di redazione era grosso modo alle 13 – per leggere i giornali e fare una prima raffica di telefonate. La passione per l’economia lo aveva legato a Roberto Tesi, Galapagos. Ma era curioso, di tutto e di tutti, Valentino: appena arrivata, spesso mi invitava al bar. Per un baby, sospettavo io, ma sbagliavo. Forse era curioso di capire chi fosse quella ragazza muta dei dimafoni che, appena poteva, si infilava nella stanza dei capiredattori. Sì, era una grande famiglia, il manifesto, nevrotica e disfunzionale forse, ma calda. Luogo di discussioni e furie, ma anche di sostegno e crescita. Così nella nostra cronaca romana ho visto crescere il figlio Matteo, che dietro un’aria neghittosa nascondeva invece la passione per il giornalismo, quello vero. Ho conosciuto l’altro figlio, Enrico. E la piccola deliziosa Valentina: quando era incinta di lei, Maria Delfina cantava a lungo prima di mettersi a scrivere il suo articolo. Sembrava cinico, Valentino, ma il suo era uno schermo di parole. Quando bisognava fare le scelte, non è mai arretrato, cercando magari la via più facile, più comoda. E’ rimasto lì, a fare quello che poteva, a cercare la sinistra, a inventare il comunismo.

Ella Baffoni

Era il 2006 quando entrai per la prima volta nella redazione del manifesto in via Tomacelli. Mi incrociò sul corridoio e mi fulminò: «Sei il ragazzo dei caffè?». «No, veramente comincio oggi uno stage qui da voi», risposi timidamente. «Meglio, di caffè oggi ne ho presi fin troppi. Buona fortuna, allora». Ciao Valentino.

Stefano Milani

Carissimi, le mie condoglianze a voi e alla famiglia di Valentino. Lo ricordo con affetto e gratitudine, per molte cose.

Enrico Deaglio

La notizia della morte di Valentino Parlato ci rattrista profondamente. Lo abbiamo conosciuto prima e innanzitutto come uno dei fondatori del quotidiano il manifesto e come lettori dei suoi pezzi dedicati alle politiche economiche e al sistema produttivo italiano, potendo così apprezzarne l’intelligenza critica accompagnata da un’ironia peculiare.Negli ultimi anni abbiamo potuto conoscerlo più da vicino: ha infatti partecipato spesso alle riunioni di redazione di Sbilanciamoci.info mostrando una curiosità, una disponibilità al confronto e un’umanità non comuni in persone che come lui hanno segnato la storia della politica, del giornalismo e della cultura italiane. Ci mancheranno le sue sollecitazioni, le sue idee e le sue provocazioni intelligenti.
Ci stringiamo intorno alla sua famiglia e lo salutiamo con grandissimo affetto.

Le compagne e i compagni di Sbilanciamoci!

Con commozione e tristezza abbiamo appreso che Valentino Parlato ci ha lasciato. La sua è stata una lunga vita, spesa interamente nel campo della sinistra, nelle grandi battaglie politiche e civili, giornalistiche e culturali. Assieme a Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Aldo Natoli, Lucio Magri, Eliseo Milani, diede vita prima al mensile e poi al quotidiano il manifesto, di cui fu direttore e animatore instancabile. Uomo di vasta cultura, ha rappresentato un punto di eccellenza nella storia del giornalismo italiano. Ha dialogato con tutte le più grandi figure in campo politico, culturale ed economico per decenni. Anche chi non condivideva le sue idee, alle quali non ha mai rinunciato, sapeva di trovare in lui un interlocutore intelligente, competente e aperto. Persona di straordinaria umanità sapeva animare ogni discussione con una vena di profonda ironia che gli proveniva da una profonda passione politica e interesse per l’altro da sé. Ci stringiamo attorno alla sua famiglia e a tutta la redazione de il manifesto. L’Arci non lo dimenticherà. La sua capacità di comprendere il mondo, di trasmetterci le sue convinzioni in modo semplice e chiaro, la sua curiosità intellettuale, il suo sguardo, il suo sorriso saranno sempre con noi.

Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

Dolore forte, affetto, condivisione. Il ricordo di un boccone assieme al Lido di Alghero, e chiacchiere belle. Un abbraccio ai cari familiari, che abbiamo conosciuto anche qua in Sardegna. Ciao caro compagno.

Marcello Madau e Giuseppina Manca di Mores

Intellettuale e giornalista da sempre attento e vicino alle ragioni dei lavoratori e dei pensionati italiani. Ricordiamo con affetto e profonda stima Valentino Parlato, con cui abbiamo collaborato fino all’ultimo. Ci stringiamo al dolore della famiglia per la sua scomparsa. Le sue analisi sulla sinistra e sul mondo del lavoro continueranno ad essere per tutti noi fonte di riflessione e di stimolo.

Ivan Pedretti Segretario generale Spi-Cgil

Ciao Valentino, maestro amico grande anima del manifesto fino all’ultimo compagno anche di nottate qui con Francesca e sigarette e vino e intelligenza allo stato brado come direbbe Luigi, sì, sì Servabo… Forse c’è un luogo dove la memoria salta la riga tra l’oblio e la storia, ciao.

Matteo Moder

Se ne va a 86 anni Valentino Parlato, ex dirigente del Pci, giornalista di Rinascita, fondatore e poi direttore del Manifesto. Ho percorso con lui miglia e miglia intorno via Tomacelli, quando ero caporedattore del giornale. Mi ha insegnato tante cose, costretto a fare breakfast con baby whisky, spiegato che la compassione è la virtù centrale. Le sue posizioni pubbliche nascondevano a volte la sua tolleranza, era una persona senza nemici, capace di ascoltare tutti, sempre. Sia allora, al giornale, che dopo, eravamo spesso in dissenso, ma gli ho sempre voluto bene. Ho conosciuto sua moglie, Clara Valenziano, i suoi figli, Enrico, Matteo, Valentina e la sua compagna Delfina. Era un uomo disinteressato, un uomo di ragione e passione. Sbagliava, ma in proprio. Rimpiango i nostri litigi, le nostre risate al Bar Antille, la sconfinata reciproca curiosità per il mondo. Era nato in Libia, ne era stato scacciato dagli inglesi come comunista, ma si definiva sempre “siciliano”. Gli volevo molto bene e lui a me. Al manifesto c’erano tanti talenti, il genio di Rossanda («la donna più intelligente del mondo», secondo il Nobel Marquez), la scrittura di Pintor, la strategia di Magri, l’organizzazione di Milani e la «cucina» di Melillo. Ma il pragmatismo umano di Vale era unico. RIP.

Gianni Riotta via facebook

A te, caro Valentino, che non hai mai deposto le armi della critica e della lotta, un pensiero commosso e un saluto combattivo. Alla tua famiglia e ai tuoi compagni di lavoro, la mia vicinanza e partecipazione.

Paolo Ciofi

Cari amici del Manifesto, vi siamo vicini in questo momento triste. Un grande abbraccio da tutti noi di Antigone. Valentino è sempre stato al nostro fianco fin dall’inizio delle nostre battaglie.

Associazione Antigone

Un pensiero speciale a Valentino Parlato e allo spirito libero e battagliero suo e del manifesto.

Enrico Letta via twitter

Addio a Valentino Parlato. Fondatore del manifesto , straordinaria firma del giornalismo italiano, compagno di mille battaglie.

Arturo Scotto via twitter

Valentino Parlato. Libero, curioso,insofferente a collari, bavagli, conformismi e servili ossequi.

Beppe Giulietti via twitter

Leggo il manifesto da sempre, da acute parole Valentino Parlato sempre riflessioni importanti. Oggi lo piango

Monica Cirinnà via twitter

Ciao a Valentino Parlato, eretico testimone della sinistra.

Ezio Mauro via twitter

Condoglianze alla redazione del manifesto per la morte del fondatore e direttore Valentino Parlato.
Antonio Spadaro direttore «La Civiltà Cattolica» – via twitter

Un abbraccio agli amici del manifesto. Con Valentino Parlato perdiamo tutti una colonna della nostra storia.

Verità per Giulio via twitter

Viva Valentino

Carlo Feltrinelli, Inge Feltrinelli, la Casa editrice e le Librerie Feltrinelli ricordano con grande affetto Valentino Parlato e sono vicini ai suoi famigliari in questo momento di dolore.

Delfina e gli amici e colleghi del Manifesto, mi consentano di essere in questo momento con loro per ricordare Valentino. Vostro.

Bernardo Valli

Grazie Valentino, per tutto quello che hai fatto per il mio/nostro giornale. Ciao Vale.

Giuliana Palombi