«ll sistema politico olandese si è spostato ancora più a destra», non ha dubbi Alex De Jong, codirettore dell’Istituto per la Ricerca e l’Educazione (IIRE) di Amsterdam e collaboratore di Jacobin, nel commentare i risultati delle elezioni parlamentari nei Paesi Bassi a cui hanno preso parte il 78% degli elettori, due punti in meno di quattro anni fa. Il partito più votato è stato il liberale VVD del premier uscente e dimissionario Rutte che ha ottenuto più del 20% dei voti e trentacinque dei centocinquanta seggi disponibili alla Tweede Kamer, la camera bassa olandese. «Già prima delle elezioni gran parte dei media lo indicava come l’uomo politico con più seguito e lui è stato capace di presentarsi come un candidato non ideologico, come un tecnico chiamato a risolvere i problemi, essenzialmente pragmatico. Ha imposto la sua agenda di destra è sembrata una risposta naturale, dettata dal senso comune, alle sfide del Paese».

Al secondo posto, invece, inaspettatamente, si è posizionato il D66, partito di coalizione dell’attuale governo e schierato su posizioni liberal-progressiste e guidato da Sigrid Kaag, la cui foto in piedi sul tavolo a festeggiare l’esito dei primi exit poll di mercoledì sera sta già girando sul web. Impegnata in varie missioni umanitarie con l’Onu e altre organizzazioni della cooperazione internazionale, ha rivestito la carica di ministra per il commercio estero e la cooperazione internazionale nell’ultimo governo Rutte.

«Dicendosi di opporsi al razzismo e al cambiamento climatico, il suo partito è riuscito a presentarsi come l’antidoto più realistico all’estrema destra e ai settori più conservatori della destra liberale», continua De Jong, spiegando che così lo hanno votato molti di coloro che volevano votare “strategicamente” contro l’estrema destra. È lo stesso motivo che ha tirato la volata agli europeisti del nuovo partito Volt che, facendo leva su una retorica di sinistra, anche iconografica, sono riusciti a diventare una delle più importanti novità della nuova composizione della Tweede Kamer. Un chiaro esempio del voto strategico a beneficio di forze progressiste come D66 e VOLT, e a discapito di una delle forze storiche della sinistra olandese come il rossoverde GroenLinks, è rappresentato dall’esito delle elezioni nella città di Amsterdam: gli europeisti guadagnano insieme il 10% dei voti in più, i rossoverdi calano del 9,4%.

La debacle di Amsterdam è un chiaro segnale di un trend uniforme su scala nazionale: il GroenLinks di Jesse Klaver, salutato cinque anni fa come l’Obama o il Tradeau olandese, ha visto la sua spirale positiva consumarsi durante questa legislatura fuori dall’esecutivo. «Dopo aver ottenuto un risultato elettorale eccezionale, presentandosi come un partito giovane, idealista, antirazzista e contro il cambiamento climatico, il suo leader ha cercato subito la via del compromesso, pronto a sedersi al tavolo con il governo», dice Alex De Jong che spiega come «tanti elettori hanno scelto o di astenersi o di votare per il D66 che già in questa legislatura è entrato nell’esecutivo, governando con il liberale VVD». Sommando il risultato di GL con quello delle altre due formazioni storiche, il laburista PvdA e il socialista SP, la sinistra olandese esce dalle elezioni di mercoledì 17 ai minimi termini. Unico elemento di novità è l’entrata alla Tweede Kamer del multiculturale e antirazzista BIJ1, guidato da una donna nera, Sylvana Simons.

Risultati decisamente migliori sono quelli che i partiti della estrema destra hanno ottenuto alle elezioni olandesi di questa settimana. Al calo dell’islamofobo PVV di Geert Wilders, dato in seconda posizione dai sondaggi preelettorali ma arrivato solo terzo, ha corrisposto una crescita del FvD di Thierry Baudet e del nuovo partito JA21. Insieme le tre forze della destra estrema, capitalizzando anche sulle proteste dei negazionisti del Covid, hanno ottenuto circa il 18%, poco meno della destra liberale e più della sinistra tutta, socialdemocratici, socialisti e verdi insieme.

Ora inizia il rebus del governo che vedrà, quasi sicuramente, la riconferma del liberale Rutte come primo ministro e la possibile riedizione della attuale coalizione del liberale VVD, del progressista D66, del democristiano CDA e del conservatore CU.