«Bandiera olandese, ong tedesca. Aprano i porti di Rotterdam e Amburgo. In Italia posto non ce n’è più». Alle otto di sera l’ennesimo messaggio di Matteo Salvini alza ancora di più la tensione di una giornata nella quale lo scontro sulla nave SeaWatch3 e i suoi 47 migranti, cominciato al mattino, si è fatto di ora in ora sempre più duro. Al punto da trasformarsi, quando ormai è sera, in un nuovo scontro frontale con Germania e Olanda, i due Paesi sui quali non solo Salvini, ma anche Luigi Di Maio, fanno ricadere la responsabilità dei migranti tratti in salvo una settimana fa dalla ong. Con l’Aia che alla richiesta del Viminale di farsi carico dei 34 uomini e 13 minori non accompagnati che si trovano a bordo, replica seccamente: «Non siamo responsabili per la SeaWatch» dice Mark Harbers, segretario di Stato per l’Asilo e le migrazioni. «Finché non ci saranno accordi europei su soluzioni strutturali per migranti a bordo di barconi, i Paesi Bassi non prenderanno parte a soluzioni ad hoc».

E’ una risposta meditata a lungo, quella dell’Aia. Che le autorità olandesi cominciano ad elaborare fin dal mattino, dopo che 5 Stelle e Lega è sembrato quasi che facessero a gara a chi alzava di più i toni. Prima che il titolare del Viminale lanciasse l’ennesimo attacco, era stato infatti Luigi Di Maio, seguito poi dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, a tirare in ballo l’Aia chiedendo addirittura di convocare l’ambasciatore olandese. «Ritengo opportuno chiedergli che intenzioni abbia il suo governo. Chiederanno insieme a noi alla SeaWatch di andare a Marsiglia o li faranno sbarcare a Rotterdam?», aveva detto il vicepremier schierando di nuovo il M5S sulla linea dura imposta dalla Lega nei confronti di migranti e ong.

Sono solo avvisaglie dello scontro che si sta preparando. E infatti poco è il ministro leghista a intervenire: «Chiediamo di verificare, visto che la nave è di proprietà olandese, se si è rifiutata di rispettare indicazioni anche di quel governo. Se è vero, questa nave ha finito di stare in mare», dice Salvini prima che dalla procura di Catania arrivi l’ordine di far sbarcare i minori non accompagnati.

A metà mattinata dal Viminale parte una lettera diretta al governo olandese in cui si chiede di «poter disporre di ogni informazione in merito alla ong SeaWatch, con particolare riferimento alla conformità alla legislazione dello stato di bandiera dell’organizzazione e delle attività della predetta ong, nonché delle relative imbarcazioni ed equipaggio». La lettera si conclude con la richiesta alle autorità olandesi di «predisporre con urgenza» tutti gli adempimenti per farsi carico del trasferimento dei migranti che si trovano a bordo della nave. «Posso aggiungere – spiega poi Salvini – che sono in corso esami da parte delle forze dell’ordine sul comportamento di questa ong che pensa di imporre una sua legislazione in un Paese come l’Italia dove ci sono regole che vanno rispettate».

In realtà, da quanto ha potuto appurare il manifesto, da parte di SeaWatch non ci sarebbe stato nessun comportamento scorretto, con la ong che anzi ha più volte provato a coinvolgere il governo olandese nella ricerca di una soluzione. Prima, il 23 gennaio, chiedendo un intervento nella ricerca di una riparo dal maltempo. Cosa che l’Aia avrebbe fatto girando al richiesta a Imrcc di Roma – la sala di controllo che coordina gli interventi di soccorso – che però avrebbe risposto dichiarando la non possibilità per la nave di recarsi a Lampedusa. Poi, il 24 gennaio, con una richiesta rivolta sempre all’Olanda di un porto sicuro, senza ricevere risposta. E nessuna cooperazione nella ricerca di un porto sicuro sarebbe arrivata neanche dopo che – sempre il 24 gennaio – il comandante della nave ha parlato con ben tre ministri olandesi.
La questione, però, più che presunte violazioni della legge riguarda lo scontro avviato ormai da mesi sugli sbarchi dal governo giallo verde con l’Unione europea e del quale la SeaWatch – come giù successo con le altre ong – rischia di pagarne le conseguenze: «Se può stare in mare e può sfidare l’Italia ogni giorno, è proprio grazie alla bandiera che gli ha fornito il governo olandese», scrive al termine della giornata su Facebook Di Maio. «O si prende la responsabilità o ritira la bandiera così la Ong smetterà di disobbedire alla guardia costiera libica. A meno che non stia sventolando illegalmente la bandiera. In tal caso dovremo procedere al sequestro».