È arrivata ieri a Pozzallo la nave Aquarius della Ong Sos Méditerranée, a bordo 27 naufraghi soccorsi domenica in stato di shock, alcuni con sintomi di ipotermia, su un barcone al largo della piattaforma Sabratha Oil Field, in Libia. Per due di loro ieri è stato necessario il ricovero. «Ci sono scontri armati lungo la costa libica – ha spiegato Klaus Merkle, coordinatore dei soccorsi sull’Aquarius -, una situazione caotica che rende le partenze difficili da prevedere. Le navi sono costrette a pattugliare una zona molto più estesa».

Due sopravvissuti hanno raccontato di essere al quinto tentativo, dopo essere stati intercettati dalla Guardia costiera libica e rimandati in prigione. «Abbiamo visto neonati e bambini con il corpo coperto di scabbia – prosegue Merkle -. Le condizioni nelle prigioni libiche stanno peggiorando». Sabato scorso ci sono stati i primi annegati del 2018: «Meno navi di salvataggio significa più morti da piangere» ha spiegato Sophie Beau, vicepresidente di Sos Méditerranée, una delle tre Ong rimaste a operare. Secondo l’Oim sono 1.072 i migranti entrati in Europa (450 in Italia) via mare nella prima settimana di gennaio; 81 i morti. Nello stesso periodo l’anno scorso il numero degli sbarchi è stato simile, 1.159.

La Guardia costiera di Tripoli ieri ha intercettato 135 naufraghi, riportati nei centri libici. Lunedì aveva bloccato 272 migranti. Il portavoce della Marina, Ayyoub Qasem, aveva allora dichiarato: l’aiuto dalle Ong «non è al livello dei finanziamenti che ricevono. Ci auguriamo che la Mezzaluna libica sia l’unica a poter lavorare». Una mano arriverà dal governo italiano, che ha deciso di potenziare il sostegno a Tripoli: nel 2018 aumenterà l’attività di addestramento delle forze di sicurezza libiche, incluso il ripristino dei mezzi terrestri, navali e aerei.