È il settore più colpito dalla pandemia e più delicato per la ripartenza. E quello al quale il decreto Rilancio ha riservato le sorprese più positive. Trasporti, mobilità e logistica sono stati rivoluzionati dal Covid-19 e lo rimarranno a lungo, senza poter tornare al modello precedente. Cieli chiusi almeno fino al 3 giugno in Italia hanno portato al crac del settore aereo e accelerato la nazionalizzazione di fatto di Alitalia. Nelle città invece il trasporto pubblico viene considerato ad alto rischio: chi può permetterselo lo evita, chi non può è costretto ad utilizzarlo ogni giorno tocca con mano lo sfacelo in cui è stato ridotto dai tagli decennali che ora non garantiscono il distanziamento necessario su metro, tram e bus. In controtendenza c’è il settore della logistica: l’e-commerce vola (a fine marzo più 162,1% rispetto a metà febbraio secondo i dati Nielsen) come i profitti di Amazon, e continuerà a volare in futuro. Per starne al passo le ditte della logistica hanno aumentato i turni nei magazzini e dei driver delle consegne (nel 68% dei casi, secondo la rilevazione della Filt Cgil sui propri iscritti).
Se per il trasporto pubblico ci si limita al rimborso per i mesi di non utilizzo degli abbonamenti per bus e treni, per il trasporto aereo il Decreto Rilancio è andato oltre le aspettative degli stessi sindacati. Ai già annunciati 3 miliardi di Alitalia, si aggiunge la possibilità che la società rilevi AirItaly e il servizio di continuità territoriale per le isole e il rifinanziamento del Fondo Aereo. «Per Alitalia – commenta il segretario generale della Filt Cgil Stefano Malorgio – ora si apre un’occasione unica e irripetibile. Vanno usati bene i 3 miliardi che saranno messi nella holding in una condizione che si potrebbe non ripetere con spazi di mercato nuovi nel trasporto aereo in Europa. Serve un piano industriale che abbandoni la gestione commissariale ed approvare un piano sviluppo della compagnia con investimenti in aeromobili, mantenendo l’unità complessiva dell’azienda. Bisogna fare presto, sviluppare un piano di rilancio perché il tempo che passa riduce le opportunità per riprendere il posto che spetta ad Alitalia. È un appello che rivolgiamo al governo».
La norma più innovativa del decreto Rilancio è quella che riconosce il contratto nazionale di settore quale livello minimo per tutti i lavoratori del trasporto aereo. Una norma antidumping che ha mandato su tutte le furie RyanAir (che in Italia applica i contratti irlandesi che costano il 30 per cento in meno) e i suoi sostenitori liberisti. «Ora il dumping non si può più fare sul costo del lavoro. Chi investe in Italia deve investire, rispettando le regole del paese come fanno già alcune low cost (EasyJet e Norwegian, ndr). Si apre anche la possibilità di rivedere piano aeroporti, il cui modello industriale deve essere definito dal paese e non dalle compagnie aeree», commenta soddisfatto Malorgio.
Per quanto riguardi i «lavoratori della logistica, driver e rider «ora vanno trattati come una categoria essenziale. Serve rispettare norme, contratti ed il ruolo del sindacato. Va verificata la catena degli appalti e subappalti. Non ci devono essere le condizioni di lavoro viste fino ad oggi», conclude Marlorgio.