Sorgerà nella zona di Tor di Valle il nuovo stadio di proprietà della As Roma. Ieri la presentazione in «diretta mondiale» dal Campidoglio, tra mezzi busti di eroi risorgimentali e lo sfondo dei Fori Imperiali bagnati da un velo di pioggia. A sollevare il telo dal plastico il presidente venuto dall’America «Jim» Pallotta assieme a Ignazio Marino e al costruttore capitolino Luca Parnasi. In prima fila le bandiere di ieri, Falcao e Conti, e di oggi, De Rossi e Totti.

Dopo anni di false partenze dovrebbe essere questa la volta buona, anche se sono ancora tanti i punti interrogativi in un progetto che, promettono Marino e Pallotta, sarà pronto per il campionato 2016/2017. Un’operazione resa possibile grazie al cosiddetto «decreto stadi», inserito nel patto di stabilità approvato dal governo Letta lo scorso dicembre, che di fatto permette di edificare attorno agli impianti sportivi un surplus considerevole di servizi e case. Un decreto che il primo cittadino ha detto di sposare in toto, ma che ha sollevato numerose critiche all’interno dello stesso Pd e da parte delle associazioni ambientaliste.

Il nuovo stadio giallorosso sorgerà sopra l’ippodromo di Tor di Valle (ricordate «Febbre da Cavallo»?), in crisi irreversibile, la cui area sta per passare di mano per arrivare a Parnasi a un prezzo stracciato rispetto all’operazione annunciata. Lasciando da parte la struttura stessa dell’ippodromo, opera d’architettura moderna di un certo valore storico, tutta l’area circostante, incuneata in un’ansa del Tevere, è sottoposta a vincoli paesaggistici e idrogeologici tali che, a far fede al piano regolatore generale, risulterebbe inedificabile. Ma si sa che quando si tratta di costruire, soprattutto a Roma, una scappatoia si trova sempre e di certo non interessa la richiesta di dar vita ad un parco naturale nell’area avanzata da Legambiente e Wwf. Per Ignazio Marino si tratta di un progetto di «rigenerazione urbana» e non di nuove cubature di cemento, mentre l’assessore all’urbanistica Giovanni Caudo è stato più cauto, rivendicando il ruolo di garante degli interessi collettivi che deve avere l’amministrazione e la concertazione dell’opera con la cittadinanza. Tra un paio di settimane il progetto definitivo dovrebbe essere depositato in Campidoglio, che da questo momento avrà 90 giorni per dare il suo via libera.

La cordata economico/finanziaria messa insieme da Pallotta è di tutto rispetto, sullo stadio arriveranno i soldi di Disney, Nike e Goldman Sachs, che ha sostituito la nostrana Unicredit, proprietaria di una quota significativa della Roma. Il progetto, tutto a capitale privato, dovrebbe venire a costare circa un miliardo di euro, di cui trecento milioni direttamente nello stadio attorno a cui sorgerà un vero e proprio mall con negozi di vario genere e uffici. Marino ha assicurato che il via libera al progetto arriverà dopo la certezza di un intervento significativo dei privati sulla mobilità dell’asse sud ovest di Roma tra l’Eur e Fiumicino.

Lo stadio che, come ha spiegato l’architetto Dan Maies sarà ispirato ai grandi monumenti dell’antica Roma a cominciare dal Colosseo, non ha ancora un nome ma sicuramente porta impresso il sigillo di chi più di tutti ha inseguito il progetto: il trentacinquenne Luca Parnasi. Dopo aver ereditato un piccolo impero dal padre Sandro, con i soldi della Bnl ha edificato nuovi quartieri adiacenti all’Eur, dove ha tirato su il cosiddetto EuroSky, due torri di centoventi piani ancora per metà vuote. Proprio qui la provincia di Roma, all’epoca guidata da Nicola Zingaretti, si è impegnata a trasferire, a caro prezzo, i suoi uffici disfacendosi sul mercato di altri immobili. Luca Parnasi lo danno vicino al centrosinistra, non rinuncia però a cercare «agganci» politici ovunque. Mentre costruisce villini e case nella Capitale lo scoperto della Parsitalia si aggira attorno ai 400 milioni e, nonostante il credito di cui gode negli ambienti finanziari, l’operazione orchestrata con Jim Pallotta sembra fondamentale per il futuro del gruppo.