Maratona diplomatica del generale Hollande, che mira a mettere assieme una “coalizione” coerente per combattere Daech in quella che il ministro della Difesa chiama una “guerra ibrida mondiale”. La Francia in stato d’emergenza e sempre più impegnata nella guerra in Siria fa pressione per un raggruppare più forze possibili e, unico paese europeo a intervenire sia in Siria che in Iraq, si presenta come il fulcro attorno al quale dovrebbe organizzarsi il contributo dell’Europa alla grande coalizione. La svolta securitaria e guerresca del Ps è ormai consumata, la popolazione, ancora sotto choc dopo gli attentati del 13 novembre, approva a grande maggioranza (73%) e Hollande recupera un po’ di opinioni favorevoli (ormai al 27%). Dopo aver presentato il testo della risoluzione 2249, votata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu venerdi’, che non autorizza pero’ esplicitamente il ricorso alla forza, i primi caccia partiti dalla Charles de Gaulle sono entrati in azione ieri in Siria (triplicando la force de frappe francese, che resta pero’ limitata, intorno al 5-6% del totale occidentale).

Ieri mattina, Hollande si è recato con David Cameron di fronte al Bataclan, per posare una rosa. Hollande fa pressione su Cameron, perché presenti a Westminster prima della sospensione natalizia dei lavori una proposta di estensione dei bombardamenti britannici alla Siria, ora limitata all’Iraq. Sempre ieri, Hollande ha ricevuto all’Eliseo il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, per spingere a un maggiore coordinamento tra europei, dopo le falle dei servizi venute alla luce dopo gli attentati. Oggi, Hollande vola a Washington, dove incontra Obama. E’ già in atto un coordinamento Francia-Usa e il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, ha ricevuto il coordinatore dei servizi statunitensi una settimana fa e oggi sarà al Pentagono. Ma mentre la Francia sembra disposta a mettere in secondo piano la questione del destino di Assad, gli Usa su questo punto non sono disposti a cedere alla Russia. Mercoledi’ sera, di ritorno, Hollande accoglie a cena all’Eliseo Angela Merkel. La Germania frena sull’utilizzazione del termine “guerra”, diventato moneta comune in Francia, a destra come a sinistra. Ieri con Tusk e mercoledi’ con Merkel dovrà venire chiarita la “solidarietà” dei partner europei chiesta da Parigi, in termini di trasporti militari, logistica, munizioni, collaborazione che la Francia vorrebbe veder arrivare fino a contributi in uomini nelle zone di intervento francesi in Africa (Sahel, Mali, Centrafrica). Del contributo italiano ne parlerà con Matteo Renzi, giovedi’ alle 8 del mattino. In serata, Hollande vola a Mosca, per incontrare Putin. La Francia, che fino agli attentati era stato uno dei paesi più ostili a Assad, adesso è pronta a non farne più una questione dirimente nelle relazioni con la Russia, perché “la priorità è la lotta contro Daech”. I servizi segreti francesi e quelli russi stanno stabilendo i termini della cooperazione e le aviazioni militari devono mettere a punto un coordinamento degli interventi. Venerdi’, ci sarà la partecipazione a Malta al vertice del Commonwealth. La mattina, c’è l’omaggio alle vittime degli attentati, agli Invalides. Nel fine settimana, alla vigilia dell’apertura della Cop21, Hollande vede il nuovo primo ministro canadese, Justin Trudeau, con l’obiettivo di convincerlo a non rispettare l’impegno di campagna di mettere fine all’intervento aereo del Canada contro Daech. Domenica sono previsti incontri anche con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e con il presidente cinese, Xi Jinping, a Parigi per l’apertura della Cop21. Intanto, la settimana si conclude con un vertice straordinario Europa-Turchia, centrato sui migranti e gli aiuti finanziari a Ankara perché impedisca le partenze per l’Europa. Per il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, ormai “è inconcepibile che un fronte di nazioni che comprende Francia, Usa, Germania, Gran Bretagna, Russia, Turchia e altri non riesca a neutralizzare” Daech, “dei mostri, ma sono 30mila”.

In Francia, ci sono state 1072 perquisizioni e 117 fermi. L’inchiesta, che ha portato a 21 arresti in Belgio, non ha ancora permesso di individuare uno dei sospetti degli attentati ancora in vita, Salah Abdeslam. La frontiera franco-belga è sotto controllo, ma “non è impermeabile” nei 230 punti di passaggio, ammette la polizia. Resta ancora da identificare uno dei kamikaze, sui sette che si sono fatti esplodere venerdi’ 13. Il ministero delle Finanze intende mettere sotto sorveglianza le carte di credito pre-pagate, oggi anonime, che sono servite per pagare materiale e affitti dei terroristi che hanno partecipato agli attentati. Con lo stato d’emergenza le manifestazioni sono proibite. La polizia ha identificato 58 persone, domenica alla Bastiglia, sulle circa 600 che non hanno rinunciato alla manifestazione “migranti, benvenuti”, in un primo tempo convocata da 46 organizzazioni. Un’occasione per denunciare la prolungazione dello stato d’emergenza e l’intenzione di inscriverlo nella Costituzione.