A Locarno si scende in piazza per rivendicare il cinema su grandissimo schermo. Lo schermo più grande, nella piazza che l’architetto Livio Vacchini si era inventato proprio 50 anni fa, come l’arena cinematografica più vasta d’Europa e forse di più. Nel corso di mezzo secolo la piazza Grande di Locarno è diventata davvero, e senza retorica, quella che i pieghevoli promozionali dipingono come splendida cornice. Arrivando quasi a sfiorare i 10mila spettatori, anche un po’ in barba alle normative. Ma quest’anno, che speriamo tutti davvero postpandemico, le normative federali sono rigide: non più di 5mila presenze in piazza. Comunque tante.

CHE C’È DA scommettere si fionderanno a vedere la selezione a cura dell’esordiente direttore artistico Giona A. Nazzaro. Per l’occasione ha scelto di inaugurare con Beckett, diretto da Ferdinando Cito Filomarino, prodotto da Luca Guadagnino e interpretato da John David Washington e Alicia Wikander, che verrà rilanciato da Netflix qualche giorno dopo. Ma le piacevoli sorprese della piazza non finiscono qui. Ecco infatti Respect di Liesl Tommy con Jennifer Hudson e Forest Whitaker nel film biografico dedicato a Aretha Franklin. E ancora Free Guys di Shawn Levy con Ryan Reynolds sul rapporto tra realtà e videogiochi, il thriller Ida Red di John Swab con Melissa Leo carcerata da tempo ma ancora in grado di dirigere il suo impero criminale famigliare, completano il cast Frank Grillo e Josh Hartnett.

E GIUSTO per rimanere in ambito statunitense sarà festa della risata rivedere Animal House di John Landis, premiato con un Pardo d’oro alla carriera. Un’altra curiosità è legata all’argomento: il Monte Verità della vicina Ascona che agli inizi del ‘900 ha visto la creazione di una comunità utopica, vicenda ricostruita dal regista svizzero Stefan Jäger.
Come sempre articolato il panorama che viene presentato nell’ambito del concorso internazionale dove tra gli altri è presente I giganti di Bonifacio Angius un neowestern rigorosamente sardo e, come già annunciato, l’animazione di Alessandro Rak, Yaya e Lennie. Coproduzione italiana invece per un altro film in concorso Zeros and Ones di Abel Ferrara con Ethan Hawke chiamato a salvare il mondo in pericolo sullo sfondo della città eterna

PER QUESTIONI di affinità linguistiche e culturali, anche se frequentando il Ticino affiorano più le differenze sia linguistiche che culturali rispetto all’Italia, la presenza nostrana è comunque importante, come sottolineato anche dai fuori concorso (e dalle altre sezioni) in cui troviamo Dal pianeta degli umani di Giovanni Cioni e Il mostro della cripta di Daniele Misischia. Anche la retrospettiva parla italiano, non solo perché curata da Roberto Turigliatto, ma perché dedicata all’opera di Alberto Lattuada, regista passato agli annali più per il suo fiuto di scopritore di giovani attrici (da Carla Del Poggio, poi diventata sua moglie a Valeria Moriconi, Jacqueline Sassard, Catherine Spaak, Dalila Di Lazzaro, Teresa Ann Savoy, Nastassja Kinski, Clio Goldsmith, Barbara De Rossi, Sophie Duez) che non per il suo talento di regista che merita invece di essere riscoperto.

Tra le novità di questa edizione numero 74 anche una sezione Kids dedicata ai più giovani e una curiosità rappresentata dai cinegiornali svizzeri realizzati tra il 1940 e il 1975. All’epoca venivano presentati nei cinema, come accadeva ovunque, prima dello spettacolo principale, verranno proposti in pillole per rivedere e ricostruire frammenti di storia e del costume elvetico.
Un’ultima notazione va riservata alla Settimana della critica, la rassegna parallela e indipendente curata dai critici elvetici e dedicata al cinema documentario. L’edizione di quest’anno viene dedicata a Marco Zucchi amico e giornalista della Radiotelevisione svizzera scomparso giovanissimo lo scorso anno.