Il Garante della concorrenza e del mercato, quella che tutti chiamano «l’antitrust», ha condannato le società Apple e Samsung rispettivamente a dieci e cinque milioni di euro di multa. Le due compagnie sono colpevoli di aver rilasciato aggiornamenti dei software senza avvisare i consumatori che, installandoli su cellulare comprati anche solo due anni prima, ne avrebbero compromesso irreversibilmente le funzionalità. In più, la Apple è stata condannata per non aver fornito adeguate informazioni sulla durata e sul deterioramento delle batterie degli iPhone.

LE SEGNALAZIONI che hanno dato il via al procedimento risalgono alla fine del 2017: le associazioni di consumatori Codici Onlus e Altroconsumo hanno accusato le due società di aver messo in atto strategie di «obsolescenza programmata» sui propri prodotti. In particolare, molti utenti hanno osservato che le prestazioni dei cellulari Samsung Note 4 e iPhone 6 sono nettamente peggiorate dopo l’aggiornamento al sistema operativo (rispettivamente Android 6.0 «Marshmallow» e iOS 10), consigliato con insistenza da parte dei produttori e irreversibile.
Secondo l’accusa, l’insistenza mira a convincere i consumatori ad acquistare dispositivi più nuovi, rendendo appunto «obsoleto» un cellulare dopo solo un paio d’anni. La strategia funziona: in Italia si vendono circa venti milioni di smartphone l’anno a almeno cinquanta milioni di utenti. Basta un rapido calcolo per verificare che l’utente medio cambia cellulare ogni due anni e mezzo, proprio al ritmo dettato dai produttori.

Le informazioni «omissive ed ingannevoli» rappresentano una violazione degli articoli 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo, che puniscono le pratiche commerciali scorrette, ingannevoli o aggressive. La sanzione erogata dall’authority può sembrare esigua, per colossi come Samsung e Apple, ma rappresenta pur sempre la massima multa prevista dal Codice del Consumo, che non prevede una violazione specifica per l’obsolescenza programmata.

ESSA, INFATTI, non viene mai menzionata esplicitamente dal Codice. Nonostante una risoluzione dell’Unione Europea in tal senso, la pratica compare nero su bianco solo nel codice francese, che dal 2016 la punisce molto severamente: due anni di reclusione e una multa fino al 5% del fatturato. Nel caso di Samsung e Apple, che insieme fatturano circa 400 miliardi di euro, la sanzione massima varrebbe circa venti miliardi, l’equivalente di una manovra finanziaria.
Non a caso, la notizia che il Garante italiano ha pienamente accolto le ragioni dei consumatori ha avuto una notevole risonanza sui media francesi, con articoli su tutti i principali quotidiani. Anche la procura della République, infatti, all’inizio del 2018 ha avviato un’inchiesta sugli smartphone Apple e sulle stampanti Epson con la stessa accusa. L’indagine dovrebbe concludersi alla fine di quest’anno e il giudizio dell’autorità italiana potrebbe influenzare l’esito del processo.