Il Ministero dell’Istruzione smentisce che una nota esplicativa sull’alternanza scuola lavoro abbia negato l’obbligatorietà di questo programma per 1 milione e mezzo di studenti nel suo primo triennio di vita. Il testo conferma che tale obbligo sussiste per accedere all’esame di maturità di quest’anno, quando gli studenti termineranno il primo triennio del programma. Dal prossimo anno scolastico l’obbligatorietà sarà per tutti e sarà vincolata all’accesso dell’esame.

“La partecipazione all’Alternanza non è facoltativa – precisa il Miur – rientra, come ricordano anche le Linee guida inviate alle scuole dopo l’approvazione della legge 107, nel curricolo del triennio finale della scuola secondaria di secondo grado. La certificazione finale delle competenze viene acquisita negli scrutini intermedi e finali degli ultimi tre anni di studio, concorre alla determinazione del profitto nelle discipline coinvolte nell’esperienza di Alternanza, del voto di condotta e, quindi, del credito scolastico con cui si arriva agli Esami ed è inserita nel curriculum dello studente”.

Tutto era partito da una circolare datata 24 aprile 2018 che è stata recepita dalla Flc-Cgil come una “clamorosa ammissione” da parte del Miur sulla mancanza di “fondamento normativo” dell’obbligo formativo. E, in effetti, leggendo il testo così a molti è sembrato: “Ai fini dell’ammissione dei candidati interni all’esame di Stato, si osserva che, per l’anno scolastico 2017/2018, la normativa nulla dispone circa l’obbligo, per le studentesse e gli studenti, di aver svolto un monte ore minimo di attività di alternanza scuola lavoro nell’ultimo triennio del percorso di studi”.

Per la Flc-Cgil nel 2015 non era chiaro il “valore giuridico del testo, tenuto conto che in diversi punti esso ha carattere innovativo e che in altre appare difforme rispetto alla normativa di riferimento”. Dunque la circolare negherebbe l’obbligo dell’alternanza.

“La normativa non può disporre nulla sull’obbligo di svolgere un monte ore minimo di attività e finalmente il Miur lo ha ammesso” ha detto Francesca Picci (Unione degli Studenti). “C’è una classe, quella dei ’99, che per tre anni è stata presa in giro, con un cambio di regole della maturità a fine corsa” ha sottolineato Gianfranco Manfreda (Rete studenti medi).

Per il ministero no. “In attesa che a giugno 2019 vada a regime la nuova regola sull’ammissione agli Esami, già oggi il Consiglio di classe procede alla valutazione degli esiti delle esperienze di Alternanza e della loro ricaduta sugli apprendimenti disciplinari e sul voto di comportamento. E lo fa sulla base della certificazione delle competenze acquisite entro la data dello scrutinio di ammissione all’esame di Stato”.

La polemica non è meramente formale, per di più sull’interpretazione di un atto secondario come una circolare. Riguarda, al fondo, la natura disciplinare dell’alternanza, e non solo il valore giuridico di un atto. L’obbligatorietà è stata concepita per contrastare, alla base, la possibilità degli studenti di opporsi o più semplicemente di astenersi dalla corvée di 400 ore per gli istituti tecnico-professionali e 200 per i licei in aziende e uffici pubblici, determinati più dalla necessità di trovare una collocazione agli studenti che da una reale «profilazione» dei soggetti tesa alla trasformazione neoliberale in «capitale umano». La spinta compulsiva impressa dalla burocrazia e dai governi ha tra l’altro creato numerosi casi di sfruttamento e di incidenti gravi che hanno coinvolto gli studenti. L’obbligo di frequenza del monte ore minimo di attività obbligatoria diventerà comunque un requisito per l’ammissione alla maturità a giugno dell’anno prossimo.