Roma è la città dello «Tsunami tour», la campagna promossa dai movimenti per il diritto all’abitare per una moratoria generalizzata degli sfratti, dei pignoramenti e degli sgomberi, oltre che la realizzazione di un piano straordinario di case popolari. Il «tour» che ha preso ironicamente il nome da quello elettorale di Beppe Grillo, stravolgendone il senso, ha registrato due date importanti: il 6 dicembre 2012 e il 6 aprile 2013 quando migliaia di persone hanno occupato decine di stabili nella Capitale. Sedi dell’Inps, residence, uffici pubblici e residenze per gli studenti, costruite e poi abbandonate, sono tornati a vivere ospitando nuclei di famiglie immigrate e da un numero crescente di italiani. «Questo è il sintomo della crisi – afferma Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi precari metropolitani – Negli anni passati, invece, erano in maggioranza immigrati, oggi il dato è cambiato. Queste occupazioni sono tutt’altro che simboliche. Gli spazi vuoti vanno occupati, perché l’amministrazione comunale capisca che vanno utilizzati coerentemente». Tra sgomberi e rioccupazioni, cortei che hanno riempito le strade regolarmente nelle ultime settimane, a Roma si sta delineando un nuovo orizzonte sociale dove l’emergenza sfratti s’intreccia drammaticamente con quella occupazionale.

Una realtà di tali dimensioni da avere rivelato l’incapacità dell’amministrazione comunale a gestire un’onda che è cresciuta lentamente, ma impetuosamente, sin dal 2006, quando la crisi del mercato immobiliare si è fatta sentire a Roma, prima ancora che sul resto del territorio nazionale. Mai considerata come tale, l’irrilevanza dei rimedi individuati dalla giunta di destra guidata dall’ex sindaco Gianni Alemanno sono sotto gli occhi di tutti. L’amministrazione capitolina ha reperito solo un centinaio di case acquistandole su un mercato dove i prezzi sono irrazionalmente esorbitanti. Fu addirittura lanciato un «piano casa». Per Action, quel piano «è servito solo per cementificare aree agricole e fare regali ai costruttori». Dal dicembre 2009 a Roma non è possibile presentare la domanda per una casa popolare, mentre aumentano a vista d’occhio gli sfratti: oltre 30 mila negli ultimi cinque anni.

Nel prossimo quinquennio, le previsioni sono drammatiche. Si parla di 150 mila persone sfrattate. Ogni anno 2500 famiglie perdono la casa, 10 al giorno, molte delle quali cercano rifugio presso parenti o amici, nei residence che sono spuntati come funghi attorno alla città. Oppure si occupa. Si dice che siano in 10 mila a vivere oggi nelle occupazioni, mentre in centro come in periferia Roma continua a svuotarsi.

Nel 2012 erano almeno 51 mila le unità abitative invedute, da sommare alle 250 mila vuote. Intanto le compravendite ristagnano. Oggi, il prezzo di una casa media sarebbe di 157.400 euro, contro i 164.200 euro del 2011. Inaccessibile per chiunque viva in un’occupazione. Senza contare chi stenta a pagare l’affitto o il mutuo a fine mese.