Nel panorama dell’animazione giapponese per il grande schermo, che negli ultimi anni ha donato delle opere di ottimo spessore, il campione d’incassi your name naturalmente, ma anche quel piccolo capolavoro che è In this Corner of the World – ancora nelle sale giapponesi a più di un anno dal suo debutto – o il delicato La forma della voce, Masaaki Yuasa rimane una presenza inconfondibilmente unica. L’animatore e regista che si è rivelato al pubblico nel 2004 con Mind Game, è a tutt’oggi qualcosa di completamente diverso e quasi impensabile nell’animescape nipponico, più continguo alla sperimentazione animata prodotta al di fuori dei confini giapponesi, ma anche a quella dell’arcipelago come il lavoro di Koji Yamamura o Kunio Kato.

 

 


Attivo in questi ultimi anni nell’animazione seriale – The Tatami Galaxy (2010) e Ping Pong (2014) – senza dimenticare quello che forse rimane il suo capolavoro, Kaiba, Yuasa in questo 2017 ha portato nelle sale due lungometraggi. Nati a grazie alla casa di produzione da lui fondata tre anni fa, Science Saru, e alla collaborazione con altri artisti, ti due film, The Night is Short, Walk on Girl e Lu Over the Wall, usciti a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, rappresentano tutta la geniale creatività e l’approccio idiosincratico al genere animato che caratterizza Yuasa.

 


Il primo lavoro è ispirato al libro omonimo scritto da Tomohiko Morimi con cui Yuasa aveva già lavorato nel 2010, quando avera trasposto per il piccolo schermo un altro suo romanzo, The Tatami Galaxy. Di quest’ultimo lavoro The Night is Short, Walk on Girl ne rappresenta in qualche modo il sequel – il setting ed alcuni dei personaggi sono gli stessi. Ambientato in un campus universitario racconta la nottata di una ragazza e di altri che le girano attorno, una serata che si dilata a dismisura man mano che la giovane girovaga di festa in festa fino a quando non decide di imbarcarsi nella ricerca di un suo libro d’infanzia a cui è molto legata. Raccontata con uno stile allucinatorio, in cui non solo il piano temporale si espande a dismisura ma anche – e soprattutto – quello spaziale si intrica e si aggroviglia come in un Escher, la storia è un florilegio di idee e di trovate visive che si susseguono senza sosta; e, come nei migliori romanzi di Vonnegut, ci sono storie dentro le storie che in una sola visione rischiano di andare perdute. Usando una gamma di colori lisergica, stile che rimanda a Tatami Galaxy, il regista percorre direzioni inaspettate, sperimentando una sorta di musical amatoriale per poi virare nel finale in malinconica e cupa fiaba punteggiata da un aura sentimentale.

 

 

 


Il tono  fiabesco, pure se la vicenda si svolge in un ambiente più realista del film precedente, ritorna in Lu on the Wall, uscito nelle sale giapponesi lo scorso maggio, che narra l’incontro tra un ragazzo un po’ nerd, tutto preso dalla sua rock band e una piccola sirena attirata dalla musica e spaventata dagli abitanti del villaggio. Ciò che salta all’occhio fin dalle prime scene è come l’aggressività del tratto che spesso caratterizza le opere di Yuasa lasci spazio, almeno per la maggior parte del film, ad un disegno ed uno stile più tradizionali.

 

 

 


Decisamente mirato a un pubblico più vasto di The Night is Short, Walk on Girl – mancano per fare un esempio i riferimenti erotici che pullulavano nel precedente film – Lu on the Wall si presenta come una storia adolescenziale di scoperta, di accettazione e di crescita. Il tratto rotondo e acqueo ricorda in alcuni momenti Ponyo sulla scogliera, anche per alcune similitudini narrative, nonostante poi il film do Masaaki Yuasa viri piuttosto verso l’assurdo ed il surreale in più di qualche occasione.
La bravura di Yuasa e della cosceneggiatrice Reiko Yoshida, un’artista importantissima per l’animazione giapponese contemporanea, è di non far esplodere la storia in una girandola allucinatoria, una scelta che distingue questo lungometraggio dalle altre opere del regista giapponese.
L’anno nuovo vedrà Masaaki Yuasa di nuovo protagonista con la nuova serie dedicata a Devilman, l’eroe creato da Go Nagai, che debutterà su Netflix, in Italia in primavera, intitolata Devilman Crybaby, un altro importante momento per la carriera del cinquantaduenne regista.