Dopo aver tentato di scrutare a fondo tra le possibilità di un errore umano, del guasto meccanico o della tragica fatalità, l’attenzione dei genovesi all’improvviso si ferma su quanto era così visibile prima dello scontro, e ora non lo è più: la Torre dei Piloti. Mentre ancora si cercano i due dispersi, Genova prova a tornare alla normalità con un’ansia di verità alla ricerca di capire, adesso, se il crollo della Torre dei Piloti, considerata avveniristica e all’avanguardia, sia giustificata dato lo scontro con la nave cargo. Una condizione resa precaria dalle tante domande che ancora avvolgono l’incidente della Jolly Nero, la nave dell’armatore Messina che nella notte tra martedì e mercoledì si è schiantata contro la Torre Piloti nel Molo Giano, provocando sette morti e quattro feriti. Vox populi, si dirà, ma per le strade di Genova, dopo le domande sull’avaria presunta, sull’errore umano, ora ci si rivolge altrove. La questione è molto semplice: possibile che si sia costruita una Torre Piloti proprio lì, in quella posizione potenzialmente rischiosa nel caso di qualcosa che – pur essendo inimmaginabile – alla fine è accaduto? E ancora: come è stata costruita? Con che materiali? È possibile che una Torre Piloti si possa sgretolare seppure al contatto con le tonnellate di una nave cargo? Sono domande semplici che hanno a che vedere con materiali e collocazione della torre: sono domande immediate, che naturalmente si sono poste anche i responsabili delle indagini, tanto che sono stati sequestrati i piani di progettazione e tutta la documentazione relativa alla costruzione della Torre, quando venne inaugurata nel 1996. Un progetto il cui padre è considerato Fabio Capoccia, ingegnere che allora era Commissario dell’Autorità Portuale e seppe recuperare 4 miliardi di euro per realizzare la torre. L’ingegnere alla stampa genovese ha detto di non ricordare se la struttura fosse stata realizzata in cemento armato o con altri materiali, e di non aver mai registrato problemi di stabilità. Sul sito della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli, la Torre dei Piloti è presentata nella sua genesi, come il frutto “di un vento nuovo” che spirò sul porto di Genova negli Anni 80, attraverso una “rivoluzione portuale cui effetti salvifici, davvero innovativi, come la privatizzazione delle banchine, che decollarono da ogni calata del porto”. E oggi dopo la tragedia ci si chiede con che criterio e con quali materiali venne costruita l’avveniristica Torre dei Piloti e perché proprio in quella posizione.
Sul fronte delle indagini sulla Jolly Nero il pm di Genova incaricato dell’indagine, Walter Cotugno, ha affidato a due ammiragli, Mario Caruso e Claudio Boccolatte, indagini ad ampio raggio per accertarsi circa il motore e le generali condizioni della nave. Analogamente, i legali dei due indagati, l’avvocato Romano Raimondo e l’avvocato Carlo Golda, hanno nominato rispettivamente gli ingegneri Enrico Mattarelli e Massimo Gronda come propri periti. Stando infatti a quanto si è appreso, l’avaria che ha impedito alla nave di evitare lo scontro, sarebbe svanita poco dopo l’incidente. Inoltre stando a quanto emerso dagli interrogatori di Marco Ghiglino, comandante del rimorchiatore di prua, il “Genua” e Fabio Casarini, che aveva lo stesso ruolo sullo “Spagna”, ma a poppa – informazioni rese note oggi dal quotidiano genovese Il Secolo XIX – nessuno avrebbe sentito la sirena d’emergenza che avrebbe dovuto allertare il personale a terra.
Sul fronte delle ricerche, invece, sono ancora senza esito i tentativi di trovare i due dispersi. Anche ieri, nonostante un clima poco felice, si è continuato a lavorare, utilizzando anche i palombari, nella speranza di trovare, sotto quello che resta della Torre dei Piloti, i corpi del maresciallo di Guardia Costiera, Francesco Cetrola, 38 anni, e del sergente Gianni Jacoviello, di 33 anni.
Infine, secondo quanto riferito alla televisione ligure Primocanale dal comandante della Capitaneria di Porto, l’ammiraglio Felicio Angrisano i funerali delle vittime dell’incidente di Genova si terranno solo dopo che saranno trovati gli ultimi due dispersi. «Le famiglie vogliono che i loro cari siano tutti insieme per esequie comuni in Duomo. Ma il tempo passa ed è difficile sopportare l’attesa», ha detto Angrisano.