Un basco rosso si aggira tra i banchi del parlamento sudafricano. E anche i tabù vacillano. Con 241 voti a favore, 83 contrari e zero astenuti, ha infine fatto breccia la mozione di Julius Malema, giovane e tellurico leader dell’Economic Freedom Fighters (Eff), che in sostanza apre la strada all’esproprio di terre senza compensazione. Cosa finora impensabile, ma resa sempre più plausibile dal fallimento della riforma agraria, ex pilastro dell’azione di governo avviata da Mandela, avendo redistribuito pochissimo di quell’80% di terre che era nella disponibilità della minoranza bianca ai tempi dell’apartheid. Il voto di ieri istituisce una commissione ad hoc che dovrà consultare politici, società civile ed esperti vari, prima di procedere alla modifica della Costituzione lì dove – section 25 – impedisce tali drastiche misure.

«È FINITO IL TEMPO della riconciliazione – ha detto Malema, con riferimento anche a quella Commissione per la verità e la riconciliazione che tante aspettative politiche aveva generato -, ora è giunto il tempo della giustizia». L’Eff , nato da una costola radicale dei giovani dell’African National Congress, ha ricevuto l’appoggio «incondizionato» del partito di maggioranza, che d’altro canto ha necessità di arginare una marcata emorragia di voti dei ceti poveri. Come per incanto l’irriducibile Malema ha già spostato sui vecchi compagni dell’Anc i 6 voti che consentivano al principale partito di opposizione, la Democratic alliance (contraria alla mozione), di governare nella provincia dell’Eastern Cape.

NESSUN DESIDERIO di vendetta, ha spiegato Malema in aula, ma la necessità di ridare dignità ai neri. Qualcosa di simile era trapelato persino dalle parole d Cyril Ramaphosa, il nuovo presidente dell’Anc e soprattutto del Paese. Lui che è anche uno degli uomini più ricchi del Sudafrica ha rassicurato i grandi proprietari terrieri bianchi che non ci saranno espropri «scriteriati». L’esempio disastroso dello Zimbabwe è appena oltrefrontiera ed è una delle freccie nell’arco dell’opposizione, perché Mugabe nel 2000 sdoganò gli espropri in modo tardivo e confuso riducendo tutto a una ricompensa per i veterani di guerra più blasonati, non proprio esperti di aziende agricole. Qui il fine resta quello di aumentare la produzione e quindi la sicurezza alimentare, precisa Ramaphosa. Il quale però mette tra le questioni nazionali irrisolte e fonte di discordia «il risarcimento delle ingiustizie del passato». Ok «discutere e persuaderci a vicenda», dice, ma senza dimenticare le discriminazioni economiche e sociali di cui è ancora oggetto la maggioranza nera nel Paese.

SEGUONO STATISTICHE, di un’evidenza schiacciante. Disoccupazione al 30% tra i neri, sotto il 7% tra i bianchi. «I giovani bianchi sono avanti in tutti gli indicatori di sviluppo, istruzione, occupazione, opportunità imprenditoriali benessere – nota Ramaphosa – e i bianchii, in particolare gli uomini (questioni di genere sempre più ricorrenti nei suoi discorsi, ndr), dominano ancora i livelli più alti dell’economia».

Proprio da “lassù” piovono le critiche più aspre, con il leader del Freedom Front Plus, Pieter Groenewald, che evoca «conseguenze irreparabili» sull’economia sudafricana. Il rischio, secondo Mosiuoa Lekota del Congress of the People (Cope, altra costola dell’Anc, ma ultramoderata) è che qualcuno – uno a caso – possa pensare che l’eguaglianza si raggiunga con la «dominazione sui bianchi».

La mozione approvata ieri passa ora al Comitato di revisione costituzionale, che riferirà al parlamento entro il 30 agosto.

LO STORICO VOTO di ieri ha finito per oscurare il giuramento di nuovi e vecchi ministri, dopo il rimpasto di governo voluto da Ramaphosa. Il nuovo corso si misura anche nel ritorno di Nhlanhla Nene (Finanze) e di Pravin Gordhan (nuovo ministro per l’Impresa pubblica), due dei nomi eccellenti silurati in passato da Jacob Zuma. La cui ex moglie – ed ex presidente della Commissione dell’Unione Africana – Nkosazana Dlamini-Zuma, dopo la sconfitta subita nella corsa alla guida dell’Anc è stata nominata ministro per la Presidenza.