Paul. A. Offit, professore di pediatria all’Università della Pennsylvania, ha scritto vari libri in cui difende la scienza medica, e in particolare l’uso dei vaccini, contro le mistificazioni. Il suo ultimo libro «Cattiva fede», pubblicato da poco negli Stati Uniti, è una ricerca storica sulla cura medica minata dalla fede religiosa.

Negli Stati Uniti perseguire i genitori che per motivi religiosi privano di cure mediche i loro figli è diventato più difficile a partire dagli anni Settanta.

Nel 1967 Lisa Sheridan, una bambina di cinque anni, morì di polmonite.

La madre, membro di Christian Science, un movimento religioso che sostituisce la cura medica con la preghiera, aveva rigettato la terapia antibiotica. La donna fu condannata a cinque anni di reclusione e Christian Science, che negli Stati Uniti è considerata a pieno titolo una chiesa cristiana,è corsa ai ripari. Attraverso due suoi membri, Haldeman e Ehrlichman, potenti membri dell’amministrazione Nixon e pesantemente implicati nello scandalo di Watergate, è riuscita a introdurre nella legge che protegge i bambini dai maltrattamenti e dagli abusi un’eccezione religiosa. Non sono accusabili di negligenza i genitori che in buona fede hanno affidato la cura dei loro figli malati a mezzi esclusivamente spirituali, se hanno agito in accordo con i principi e la prassi di una chiesa riconosciuta.

La Corte Suprema degli Stati Uniti non ha mai preso una decisione sulle morti di bambini a causa di terapie affidate alla fede. In conseguenza di ciò queste morti sono più numerose che in altri paesi.

Questa incredibile falla dello Stato laico, nella più potente democrazia del mondo, non è dovuta alla pressione delle lobby religiose. La Christian Science è un gruppo estremamente minoritario e nessuna grande religione negli Stati Uniti sostiene la cura delle malattie attraverso la preghiera.

La debolezza dello Stato laico di fronte all’interpretazione religiosa dell’esistenza, ha origine nella sua incapacità di fondarsi pienamente sul principio etico del rispetto della vita vera, della vita vissuta a partire dall’integrità del proprio desiderio e dalla parità dei soggetti desideranti nelle loro relazioni sociali.

Le violazioni dei diritti dei più deboli (che eludono, in vari modi, lo statuto giuridico della loro protezione, al di là dei suoi buchi) e l’indulgenza (quando non è complicità) nei confronti dei potenti, sono all’origine della segreta, inconfessabile soggezione dello stato laico nei confronti della predicazione spirituale.

La soggezione dello stato laico si riflette nell’abdicazione dei genitori, che favorisce. L’indulgenza della legge nei confronti dei genitori che hanno affidato la cura dei loro figli a un’entità sovrannaturale, li solleva ulteriormente dalla loro responsabilità e li esautora definitivamente della loro funzione.

I genitori che mettono a repentaglio la vita dei loro figli per una cieca adesione alla loro fede, seppure un’infima minoranza, sono un inquietante sintomo di una grave «malattia dell’anima» che alloggia nel nucleo della funzione genitoriale. Uno stato, presunto genitore di tutti, senza essere padrone di sé, riduce i genitori a fanciulli. Scolari orfani di maestro, che hanno paura della libertà, perché hanno smarrito il senso del vivere comune, e sono tentati dal «Miracolo, il Mistero, l’Autorità», la promessa che riserva loro (ne «I Fratelli Karamazov») il discorso del Grande Inquisitore.

La cultura laica e la ragione scientifica perdono fiducia in se stesse e autorità, in misura proporzionale al loro allontanamento dalla parità democratica, dal principio dell’uguaglianza.