È uno dei talenti precoci della scena del jazz italiano Francesco Cafiso. Un curriculum infinito di collaborazioni, una carriera messa in moto nel 2002 dall’incontro fatale con Wynton Marsalis – rimasto folgorato dall’allora appena dodicenne sassofonista siciliano in una sua esibizione al Pescara jazz festival. L’anno dopo lo porta con sè in un tour europeo e sarà poi un’ininterrotta sequenza di concerti, incisioni in giro per il mondo. Ora Cafiso tenta una sfida da far tremare i polsi, tre dischi pubblicati contemporaneamente – già disponibili in digital download e dal 24 marzo anche in versione fisica – prodotti e arrangiati a quattro mani con Alfredo Lo Faro per Made in Sicily e intitolati rispettivamente Contemplation, La banda e 20 cents per note. «L’intero progetto – racconta Cafiso – nasce da un’esigenza artistica. Sentivo la necessità di lavorare su brani scritti da me e che rispecchiassero quello che sono oggi, l’eterogeneità rappresenta il mio modo di vivere e sentire la musica. Come se fossero dei tasselli di un puzzle che si è ricomposto secondo la mia personalità». Un progetto bulimico…: «Sì ne sono consapevole, ma insieme al produttore ci siamo detti che non avrebbe avuto senso uscire distanziati nel tempo perché è tutta musica nuova. È stato uno sforzo enorme, puoi chiamarla anche follia se vuoi, ho dovuto frenare l’attività concertistica per coordinare tutto, ma ne sono orgoglioso».

Il triplo disco lo ha visto impegnato in studio in Italia e poi a Londra, New York e Los Angeles per tre anni, e ha coinvolto 100 artisti di cui – 33 – membri della London Symphony Orchestra oltre a Mauro Schiavone e Giuseppe Vassapolli che hanno arrangiato con lui tutte le musiche. «Ogni persona è stata scelta, ogni figura professionale rappresenta un tassello del mosaico senza i quali l’opera oggi sarebbe incompiuta». Ogni raccolta rappresenta una fonte d’ispirazione e uno stato d’animo di Cafiso: «Contemplation racconta un po’ la mia concezione intima dell’esistenza. Tutto è partito da un test a cui mi ha sottoposto un’amica psicologa, mi ha chiesto cosa avrei fatto se mi fossi trovato davanti a un muro. Le ho detto che lo avrei dipinto e secondo lei questo rappresenta la mia idea di idealizzare la morte, vedendola non come la fine ma come l’inizio di qualcos’altro. Lì è iniziato il percorso di Contemplation, che parte proprio con In front of a wall e si chiude con The Wall I painted, il muro che ho dipinto…».

La banda è quasi un omaggio alla sua terra, la Sicilia: «Sì, è la sicilianità , ma la banda non è musica popolare ma è il pretesto per riportarci a una cosa più complessa che è la musica jazz, inciso in formazione da sestetto». 20 cents per note, nove movimenti realizzati con un quartetto base: «Qui ripercorro le tappe fondamentali della mia vita. Questo è un disco jazz ma c’è anche molto swing, la musica di cui mi sono innamorato e con cui sono nato e cresciuto». Gli incontri musicali di Cafiso non si limitano all’ambito jazz, in passato la sua strada e quella di artisti come Jovanotti, Gualazzi e Ruggiero si sono incrociate…: «Non voglio etichettare la musica: è bella o è brutta. Non lo dico io ma lo diceva Duke Ellington. In me c’è la voglia di varcare i confini».

La crisi del settore musica è conclamata. Eppure crescono in maniera esponenziale i talenti…: «Vero, il livello medio si è innalzato tantissimo. Anche grazie alla tecnologia e a internet puoi studiare e confrontarti con i musicisti di tutto il mondo, girando su youtube ho scoperto una quantità di ragazzi bravissimi. C’è quindi più competizione e altrettanta difficoltà di emergere. A fronte della mia esperienza posso suggerire di lavorare sodo ma soprattutto trovare un’identità che ti permetta di non passare inosservato».