Diciamo che non si erano capiti. Allo stato maggiore dei 5 Stelle, subito dopo la lunga consultazione di martedì sera, e poi a tutti con un video registrato proprio lì alla camera, Beppe Grillo aveva comandato di fermare il voto, rischiosissimo, su Rousseau. Aspettando di incassare prima un successo sull’ambiente dalla viva voce di Mario Draghi. «Mi ha dato ragione su tutto, ma aspettiamo che dica pubblicamente cosa vuole fare», il comico-capo politico pensava di aver strappato un accordo al presidente incaricato. Aspettava un messaggio pubblico. Ragione per cui, ieri mattina, quando la votazione sulla piattaforma di Casaleggio è stata sospesa – secondo le prime fonti grilline, solo per alcune ore fino alla serata – è stato conseguenziale attendersi una dichiarazione di Draghi nel pomeriggio. L’occasione poteva essere solo quella della conclusione delle consultazioni, dopo la maratona di ieri con i rappresentanti di categoria e le associazioni. Gli ultimi, guarda caso, avrebbero dovuto essere proprio gli ambientalisti (poi c’è stata un’integrazione, aveva dimenticato spettacolo e terzo settore) e la richiesta principale dei 5 Stelle è nota: il super ministero della transizione ecologica che Grillo si è inventato come via d’uscita onorevole per il Movimento in difficoltà. Quella bandiera di partito da piantare nel governo Draghi, alla quale il Pd pare non aver pensato.

E invece non poteva essere così, Draghi non aveva parlato alla fine del primo giro di consultazioni e non avrebbe parlato neanche dopo il secondo. Parlerà solo al Quirinale, quando scioglierà la riserva. Si è però dovuto inventare una soluzione per andare incontro ai tormenti grillini.

L’ha fatta scattare alle cinque e quaranta del pomeriggio, quando i rappresentanti delle associazioni ambientaliste si sono seduti di fronte a lui nella biblioteca del presidente di Montecitorio. Ha preso la parola Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia, e Mario Draghi, seduto proprio di fronte a lei, l’ha immediatamente interrotta. «Il ministero per la transizione ecologica ci sarà», ha detto. Gli ambientalisti si sono guardati negli occhi, oltre le mascherine, soddisfatti per la buona notizia ma anche sorpresi dall’uscita così immediata e così netta del presidente incaricato. Gli avevano spiegato che si sarebbe parlato solo di programmi e non di caselle. E così era stato in effetti in tutti gli altri incontri, primo e secondo giro, per una settimana. Ma ieri c’era l’esigenza di far arrivare il messaggio a Grillo e così, appena fuori in conferenza stampa, Bianchi – che è anche una nota giornalista tv – ha subito dato la «buona notizia». E i 5 Stelle sono passai all’incasso aprendo le votazioni con la formula e la premessa di cui leggete qui accanto.

Già che c’erano, gli ambientalisti hanno raccomandato a Draghi di nominare per questo «super» ministero ambientale – che, come in Francia, dovrebbe avere dei vice ministri responsabili dei diversi settori (trasporti, infrastrutture) – una personalità, un «John Kerry italiano» (come ha fatto Biden). Non un ministro uscente dei 5 Stelle, per essere chiari. Draghi in questo caso non ha proferito verbo, ma sembra che abbia annuito.

La lista dei ministri, “tecnici” ai posti chiave ma anche politici in prima fila, la chiuderà oggi, giornata nella quale non ha comunicato alcun appuntamento. È facile immaginare che sentirà al telefono i capi partito informandoli delle sue scelte e forse già stasera, più probabilmente domani si recherà dal presidente Mattarella per sciogliere la riserva, giurare entro sabato e poi andare prima al senato e poi alla camera per la fiducia tra lunedì e martedì della prossima settima. Sono supposizioni, dal presidente incaricato non è stato comunicato nemmeno informalmente alcun calendario. Anche i partiti ne sanno pochissimo.

Ma il faticoso preambolo con il quale il reggente Crimi ha accompagnato il quesito sulla piattaforma Rousseau certifica che la Lega farà parte del governo – Salvini ancora ieri denunciava «manovre» per escluderlo. Sarà un «perimetro largo» e questo, come teme il vice segretario Orlando che continua a indicare un orizzonte breve per il nuovo governo, aprirà diversi problemi nella gestione ordinaria. Molti dossier potranno essere accantonati (il primo, la legge elettorale) ma altri sarà impossibile aggirarli. Primo fra tutti la giustizia penale: i 5S vogliono difendere la prescrizione di Bonafede ma entro pochi giorni si voteranno alla camera emendamenti che dicono il contrario, e adesso hanno una nuova maggioranza.