A pochi giorni dalla scadenza del 5 aprile, data ultima e non più prorogabile della Conferenza dei servizi, e alla prima assemblea pubblica che il consiglio capitolino ha dedicato, con seduta straordinaria, alla costruzione del nuovo stadio della Roma, il progetto non c’è. E non c’è stata, a dire il vero, neppure una vera e propria discussione in aula Giulio Cesare, animata ieri mattina sicuramente più dagli spettatori (tra loro molte associazioni di quartiere) che dai “teatranti”. Assente – assolutamente giustificata – la sindaca, mancavano però anche il suo vice Luca Bergamo e l’assessore allo sport Daniele Frongia. L’immagine dei banchi del M5S (e non solo) rimasti semivuoti a lungo restituivano il senso di solitudine di un assessore, Luca Montuori, da poco responsabile dell’Urbanistica dopo le dimissioni di Paolo Berdini, cui è stato lasciato un ingrato compito.

AVREBBE DOVUTO ESSERE la prima notifica istituzionale dell’accordo raggiunto dalla giunta pentastellata con il dg della Roma Mauro Baldissoni nella sera del 24 febbraio scorso e annunciato sulle scalette del Campidoglio da una raggiante e sfinita Virginia Raggi. Ma l’assessore non ha potuto che mettere la mani avanti: «Non siamo qui a presentare un progetto – afferma Montuori – chiunque abbia pensato o abbia indotto altri a pensare che si potesse realizzare un nuovo progetto in così poco tempo non vuole capire la complessità di questo intervento». C’è solo un «percorso» concordato con i proponenti, la rassicurazione «che l’interesse pubblico sarà mantenuto», rimodulato in una nuova delibera – annunciata da Montuori – che correggerà la 132 approvata durante la giunta Marino, e un Ordine del giorno del M5S che vota all’unisono come un sol uomo.

ED È L’UNICO ODG APPROVATO, con 25 sì, 8 no e un astenuto (cassato perfino quello “mite” presentato da Stefano Fassina che chiedeva di «portare in aula il progetto prima del 5 aprile, altrimenti sarebbe una grave mancanza di rispetto per i cittadini»), ma al buio: stilato all’ultimo momento e senza alcun intervento per illustrarlo. L’Odg impegna la giunta a realizzare un progetto a Tor di Valle che risponda ad alcuni precisi criteri: «Riduzione di oltre il 50% delle cubature del business park eliminando le tre torri del precedente progetto; realizzazione di edifici a basso impatto ambientale e con elevati standard energetici; predisposizione di una convenzione che dia priorità e che garantisca la realizzazione delle opere di interesse pubblico dell’area e quelle necessarie per la fruibilità dell’opera; risoluzione delle note problematiche di carattere idrogeologico dell’area».

E ANCORA, «MASSIMA accessibilità all’area» tramite: «Trasporto pubblico di linea con servizio per minimo 20 mila passeggeri l’ora sull’intera tratta della Roma-Lido, a cui vanno garantiti ulteriori 7.500 passeggeri l’ora sulla FL1 (la linea ferroviaria per Fiumicino aeroporto, ndr) durante gli eventi sportivi; la messa in sicurezza e l’unificazione della via Ostiense almeno nell’intero tratto urbano tra il Gra e viale Marconi, e l’ampliamento del parco fluviale già inserito nel precedente progetto».

Un documento che è il sunto di quanto esposto in Aula dall’assessore Montuori (il quale anche il giorno prima aveva ammesso: «Finora della cosa ne ho sentito parlare solo attraverso tabelle di Excel»), e che nulla aggiunge a quanto già annunciato un mese fa dalla sindaca Raggi. Ma è giusto così, rivendicano i consiglieri pentastellati: «È la ratifica in aula dell’esito del confronto che c’è stato tra i proponenti dell’opera e il Comune», spiega al manifesto Pietro Calabrese.

IL PD INVECE PROTESTA vivacemente e una battagliera Michela Di Biase (riesce a far tornare in aula l’assessore Montuori che evidentemente si era stancato di ascoltare le critiche) ricorda: «La dichiarazione “abbiamo un nuovo progetto” non è stata fatta dal Pd ma qualche tempo fa dalla sindaca Raggi a mezzo stampa». E  Giulio Pelonzi prevede che il «progetto non ci sarà nemmeno entro il 5 aprile. Bisognerà quindi cominciare l’iter daccapo, che vuol dire che il percorso amministrativo durerà per almeno 2 anni». Nel merito, insomma, nulla di nuovo anche  da  quel lato dell’emiciclo. Per fortuna – o per sfortuna – come dicono i 5 Stelle, «Roma ha almeno 13 urgenze, lo stadio è al dodicesimo posto».