Non è la prima volta che Richard Sennett affronta il tema dello straniero, come recita il titolo pubblicato da Feltrinelli. Lo aveva già fatto in alcuni saggi usciti negli anni scorsi. Anzi è un argomento sempre sottotraccia nell’opera del sociologo statunitense, dal fortunato e anticipatore Declino dell’uomo pubblico (Bompiani) a Autorità (Bruno Mondadori), a La cultura del nuovo capitalismo (Il Mulino), Rispetto. La dignità umana in un mondo di diseguali (Il Mulino). Per Sennett, lo straniero può essere considerato la figura che meglio rappresenta lo sradicamento e il conseguente disincanto provocati dallo sviluppo capitalistico che mina alle fondamenta la famiglia, i legami di classe, le appartenenze di razza e di «genere». In questo saggio pubblicato da Feltrinelli (tradotto da Fiorenza Conte), Sennett narra, con una scrittura avvincente, la formazione del ghetto ebraico di Venezia e la figura di Aleksandr Herzen, il filosofo e scrittore considerato il padre nobile del populismo russo. Il primo case study è propedeutico all’analisi di chi è costretto ad abbandonare la terra natale e ricostruire quei legami comunitari nel paese ospite. Per Sennett, gli ebrei nel seicentesco ghetto di Venezia sono uomini e donne che si «inventano» una nuova vita, senza se mai riuscire ad avere i diritti dei nativi, anche se arrivano ad accumulare ricchezze. Il sociologo statunitense, oltre a lavorare su testi dell’epoca, fa ovviamente riferimento al Mercante di Venezia di William Shakespeare, opera che mette bene in evidenza come il cosmopolitismo sia una condizione che scioglie l’ambivalenza della figura dello straniero – nessun diritto, ma anche nessun obbligo verso lo stato – a favore di un superamento della appartenenza nazionale. Herzen è invece lo straniero per scelta, cioè di colui che lascia il proprio paese e che fa dello «sradicato» il punto di partenza per un cambiamento delle relazioni sociali. Herzen, infatti, è colui che lascia il proprio paese e si sposta di paese in paese a seconda del lavoro scelto, del proprio impegno politico. Se la storia degli ebrei del ghetto veneziano possono gettare una luce sulla condizione dei migranti, Herzen può essere considerato l’antenato degli «lavoratori cosmopoliti», cioè di coloro che si spostano a seconda delle scelte di vita e di lavoro. Lo straniero di Sennett, quindi, è la «felice» condizione abitare criticamente un mondo che dissolve nell’aria consuetudini, appartenenze, identità sociali consolidate.