Da Ravenna a Verona la tappa rappresentava l’ultima occasione per gli sprinter. Tra le ruote veloci perdurava un record poco invidiabile, quello di Nizzolo, che corre in gruppo con la doppia maglia di campione italiano ed europeo: dodici secondi posti nelle volate del Giro. Riassorbita la fuga dei due compari Pellaud e Marengo, questa volta accompagnati da Riva, poco c’è mancato che il mantovano Affini, sfruttando un buco creato astutamente dai suoi compagni, facesse fare a Nizzolo un beffardo tredici in questa particolare schedina. Ma stavolta non ce n’è proprio per nessuno, Nizzolo vola sulla scia del mantovano e quasi si toglie di ruota gli avversari per poi trionfare finalmente a braccia alzate sul traguardo.

Tappa, dunque, di trasferimento, ma di trasferimento verso dove, e verso cosa? Sull’evoluzione della corsa serpeggia un po’ di scetticismo tra di noi che siamo al seguito. Già da oggi cominciano le salite vere con l’arrampicata sullo Zoncolan, la più dura del ciclismo, e da lì in poi sarà la montagna l’arbitro del Giro. Ma in montagna il più forte di tutti è Bernal, che già veste di rosa. Inoltre, eccezion fatta per il tappone dolomitico di Cortina, i percorsi, pur severi, mal si prestano ad agguati in cui ci voglia anche un po’ di fantasia. Contano certo, al di là dei percorsi e più di questi, gli uomini; aprendo però questo capitolo Bernal, oltre ad essere il più in forma testa a testa, ha dimostrato di possedere la squadra meglio attrezzata a prevenire insurrezioni generalizzate. E chi se ne potrebbe poi mettere a capo? Magari rischiando di saltare per aria definitivamente pur di sovvertire le gerarchie?

I giovani Vlasov ed Evenepoel hanno molto da imparare, ed al belga è oltretutto scoppiata in casa una discreta grana dopo Montalcino, quando Almeida, retrocesso a gregario, non ha fatto niente per nascondere il suo malumore. Yates ha fin qui fatto corsa anonima, anche se potrebbe essere una tattica appresa sulla sua pelle due anni fa, quando perse un Giro già vinto per la troppa foga sprecata prima delle battaglie decisive. Caruso, ottimo terzo, sacrificherà le possibilità di podio e di coronamento di una splendida carriera da gregario di lusso per cercare la grande impresa? Senza contare le disposizioni che verranno dalle ammiraglie: i posti di rincalzo fruttano quattrini alle squadre, troppo spesso si è visto il secondo difendersi dal terzo anziché attaccare il primo.

E allora ci troviamo ancora, dopo anni, aggrappati a Nibali nostro. Si sentisse bene potrebbe provare ad orchestrare qualcosa con Ciccone. Questione di gambe e di coraggio.