Nell’ultimo giorno delle consultazioni al Quirinale, in attesa del nuovo incarico a Giuseppe Conte in un governo sostenuto da Cinque Stelle e Pd, i rendimenti dei titoli italiani sono scesi su tutte le scadenze sul mercato secondario, il luogo dove avviene la compravendita di titoli in circolazione, mentre lo «spread» tra il Btp e il Bund è tornato sui livelli di maggio 2018 (175 punti) col rendimento del titolo decennale del Tesoro ai minimi storici. I mercati hanno dato per scontato la formazione di un nuovo governo giallo-tricolore. La borsa di Milano ha ridotto il calo nel finale e ha archiviato la seduta piatta, mentre la giornata incerta in Asia ha trascinato al ribasso anche Wall Street. Anche in questo caso si resta alla finestra in attesa degli sviluppi dopo il secondo giro di consultazioni al Quirinale. Questi sono stati intesi come segnali politici a sostegno della nuova maggioranza riconosciuta nel perimetro politico stabilito dall’elezione di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. L’uso politico dei valori del mercato azionario e finanziario è finalizzato, da giorni, alla costruzione del «Conte due» e a fare evaporare le voci sui rischi della tenuta finanziaria nonostante il ricorso a margini di bilancio accumulati nell’ultimo anno. Del resto, non si parlerà più di «flat tax». Questa operazione sul contesto potrebbe essere usata per creare le condizioni di una maggiore flessibilità in vista della legge di stabilità, la cui urgenza è stata sbandierata per accelerare i tempi della composizione di un esecutivo anti-Salvini. Sullo sfondo restano le indiscrezioni, smentite a Bruxelles, di un cambiamento delle regole di bilancio nell’Ue.