La giornata era partita bene. Sembrava che il mercato dovesse smentire tutte le più oscure previsioni su spread e mercati a seguito della bocciatura di Moody’s. Fin dalle prime ore del mattino a piazza Affari circolava una strana e inusuale euforia. Il fatto che Moody’s avesse tenuto stabile l’outlook, ovvero le previsioni non negative sul breve periodo, aveva spinto molti operatori a fare acquisti e lo spread aveva dato segni di forte discesa. Gli esponenti del governo erano pronti ad applaudire il mercato per una volta non ostile alla manovra.

Poi, come spesso avviene, il quadro è cambiato. La dichiarazione del ministro Tria, che ha confermato il 2,4% di deficit, disilludendo chi pensava a una correzione in corsa della manovra, il report di Goldman Sachs più pessimista di Moody’s, sono tutti elementi che hanno fatto cambiare il vento. E il tanto sperato rimbalzo borsistico non ha retto. Lo spread è tornato sopra quota 300, chiudendo a 303 e la Borsa ha chiuso debole (-0,6% sotto quota 19mila, minimi da marzo 2017) come le altre piazze continentali.

In Borsa sono arretrati in particolare i titoli del comparto bancario, con Bper (-3,6%), Banco Bpm (-3,1%) e Banca Generali (-2,5%) nel giorno in cui ha annunciato un’offerta vincolante per il 100% di Nextam Partners. Giù anche i petroliferi – il Wti cede lo 0,5% a 68,96 dollari al barile – con Saipem (-2,2%) che domani approverà i conti dei nove mesi.

Il boccone più amaro per il governo è stato tuttavia quello confezionato da una delle più importanti banche d’affari del mondo: Goldman Sachs. Che ha tolto tutte le illusioni agli ottimisti di giornata, considerando il restringimento dello spread di ieri come un sollievo temporaneo. L’economista Silvia Ardagna ha detto senza mezzi termini che il downgrade annunciato da Moody’s venerdì scorso era in linea con le attese del mercato. Ma «le nostre proiezioni per l’Italia sono più pessimistiche di quelle del governo italiano e di Moody’s. Crediamo che le misure presenti nella manovra finanziaria porteranno a un deterioramento dell’outlook fiscale, maggiore di quello incorporato nelle stime sia del governo sia di Moody’s», si legge nel report di ieri.

Il giudizio di Goldman Sachs è severissimo e in qualche modo forse anticipa quello che verrà pronunciato venerdì dalla più importante delle agenzie di rating, Standard & Poor’s. In sostanza Goldman Sachs si aspetta, contemporaneamente, una crescita del pil più bassa e spese più alte per interesse, con la conseguenza che il rapporto debito/pil sia destinato a crescere nei prossimi anni. «Moody’s nella sua analisi ha considerato temporanea la modifica del sistema previdenziale, come se permettesse un’uscita anticipata dal mondo del lavoro solo per il 2019. Dal nostro punto di vista – dicono gli analisti – c’è una forte incertezza sul fatto che il Parlamento approvi la riforma solo per un anno. Crediamo che il costo della riforma pensionistica nel periodo 2019-2021 potrebbe essere quindi maggiore di quanto stimato da Moody’s e dal governo». Sulla base di questo scenario l’outlook fiscale nel medio termine dell’Italia potrebbe essere peggiore rispetto alla valutazione di Moody’s e ci sarebbe spazio per ulteriori downgrade dei titoli di Stato italiani.

Secondo Goldman Sachs «la situazione dei mercati deve peggiorare prima di andare meglio» perché solo la pressione dei mercati può portare il governo a modificare la politica fiscale intrapresa.