Allarme rosso per lo spread in attesa del verdetto sull’Italia, atteso per oggi, dall’agenzia di rating Fitch. Ieri lo spread è risalito di 15 punti, toccando l’insidiosa quota di 285 punti base. Il differenziale di rendimento tra il Btp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco è peggiorato da metà seduta, con il calo di Wall Street e l’esplosione dei tassi argentini. Il rendimento del decennale italiano, dal 3,12% della vigilia, è schizzato al 3,20%. Non accadeva dal 2014.

Una escalation cominciata con la crisi istituzionale di primavera, poi risolta dalla nascita del governo Conte, ma senza che sul mercato dei titoli di Stato sia mai arrivata una reale distensione. Malgrado le rassicurazioni dell’esecutivo in materia di politica economica, gli investitori istituzionali e la speculazione guardano infatti con preoccupazione allo scontro in atto tra Bruxelles e Palazzo Chigi e al pericolo di uno sforamento del 3% e a una possibile fuga di capitali.
Il Tesoro ha registrato una buona domanda all’asta dei Btp decennali ma per rendere più appetibili i nostri bond ha alzato il rendimento di circa 37 punti rispetto all’asta precedente con il risultato di arrivare al 3,25%. La crescita del differenziale è ben evidente se si rapportano questi risultati a quanto avvenne sulle stesse scadenze nell’asta di aprile, prima dell’esplosione degli spread.

Rispetto ad allora, sulle due scadenze emesse oggi lo Stato spenderà almeno cento milioni in più di soli interessi l’anno. Dopo l’asta, sul mercato secondario i rendimenti dei decennali si sono adeguati e ora salgono al 3,21%, per un differenziale col bund tedesco di 285 punti base.

La tensione sul differenziale potrebbe salire, e di molto, se la società di rating Fitch diffondesse un giudizio negativo sull’economia italiana. Il verdetto è appunto atteso per oggi. E i rumors sono tutt’altro che ottimisti: l’attenzione degli analisti di Fitch è tutta sulla politica economica del governo Lega-M5S. Il quotidiano la Repubblica ieri ha anticipato le preoccupazioni dell’agenzia di rating: «È aumentata la possibilità che si perdano di vista gli obiettivi di finanza pubblica e si è ulteriormente indebolita la prospettiva di riforme strutturali, il rischio principale è che l’espansione fiscale faccia saltare le dinamiche del debito».

Il ritorno delle tensioni sui titoli di Stato italiani in concomitanza con i timori sull’Argentina hanno fatto di Piazza Affari la più pesante Borsa europea della giornata, per qualche frazione anche peggiore di Madrid, più esposta sul Paese sudamericano: l’indice Ftse Mib ha chiuso in perdita dell’1,28% a 20.495 punti.

Tra i titoli principali, il più venduto è stato Tenaris, che ha nel Sudamerica il secondo mercato per fatturato e ha ceduto il 5,5% a 14,19 euro dopo una sospensione in asta di volatilità.

Con il rialzo dello spread deboli anche le banche: Bper ha perso il 3,7%, Banca Generali il 3,3%, Mps il 2,9%, Intesa il 2,3%. Con il settore europeo delle Tlc in calo generalizzato, ancora vendite su Tim che ha perso il 2,9% aggiornando i minimi da quasi cinque anni.