Lo spirito eversivo, giocoso, provocatorio, ironico di Lester Bowie ha aleggiato  al teatro Vascello durante l’intenso recital The Great Pretender. Omaggio a L.Bowie. Il trombettista, flicornista e compositore afroamericano si è materializzato nelle note del repertorio dell’Art Ensemble of Chicago e Brass Fantasy, nei suoi versanti free, funky ed avant-pop, nelle tante collaborazioni con jazzisti italiani. A costruire e tessere questo riuscito omaggio hanno lavorato Angelo Olivieri (tromba ed arrangiamenti) e Mario Corvini (trombone, arrangiamenti e direzione) con il CAT’s Workshop, un affiatato e brillante collettivo formato da musicisti residenti nella Tuscia, spesso esuli dalla metropoli capitolina.

Bowie è morto nel novembre 1999 a cinquantotto anni, una scomparsa che ha segnato in negativo l’Art Ensemble of Chicago e tutta la scena del jazz. Indimenticabile il suo camice bianco da “medecine man” che Olivieri ha evocato con un lungo spolverino nero di pelle, unico elemento luttuoso in una celebrazione che è stata davvero ricca di feeling, humour, trasporto, improvvisazione e creatività. Il tutto, però, è stato frutto di un’attenta quanto vivida rilettura-arrangiamento di pagine selezionate dal repertorio del trombettista, attente a mettere in luce le sue coordinate estetiche: great black music; free e post-free; rhythm and blues; pop riletto con amore e sarcasmo; ricerca timbrica. I suoni della chitarra elettrica (Riccardo Notazio), dell’organo Hammond (Andrea Araceli) e del giradischi (l’ottimo Dj Impro) hanno riattualizzato le pagine memorabili di Bowie che Olivieri e Corvini hanno arrangiato sfruttando ance (Federico Lacerna, Luciano Orologi, Vincenzo Vicaro), voci (Alice Claire Ranieri, Daniela Turchetti, Noemi Nori)e ritmi (Enrico Mianulli, Alberto Corsi, Michele Villetti).

La scaletta ha viaggiato tra l’epica Odwalla (in doppia versione), I Only Have Eyes On You, Theme de Yo To, l’africanista For Fela, le pop-songs rivisitate The Great Pretender e Blueberry Hill (il bis) e l’unico brano originale, uno Strawberry Mambo uscito dalla penna felice di Angelo Olivieri. Con soli incrociati, parti d’insieme, sontuosi e sensuali pedali, variazioni dinamiche e ritmiche, il recital ha reso materia sonora viva il pensiero e la pratica musicali di Lester Bowie, come ha scritto Olivieri, data la complessità e ricchezza di una poetica che univa “alto” e “basso”, “colto” e “popolare”.

How Strange, in questo senso, è stata una vera conduction con ospiti amici musicisti del trombettista: lo sciamanico Mario Paliano, il vertiginoso Sandro Satta e il carismatico John Heineman (tra i fondatori di Nuova Consonanza). Il concerto ha chiuso la IX edizione di “Cose” (Ass.Cult.Controchiave e LSD) che ha dimostrato come si possano coniugare indipendenza e progettualità. Certo The Great Pretender meriterebbe molte repliche e la presenza “residente” in un festival, a dar retta a mente ed orecchie.