È bastato solo nominarlo, lo spettro del «correntone», l’album di ricordi del terzo congresso Ds, il paragone perfetto e terribile con una sinistra-insalata. C’erano Veltroni Folena Mussi Cofferati e Berlinguer Giovanni, e Melandri Giovanna. Una minoranza con vocazione maggioritaria che criticava Blair e predicava un nuovo socialismo – quello che fa oggi Cuperlo – e però finiva a ranghi ridotti, al congresso successivo, a non aderire al Pd e fuoriuscire via come un rivolo: ruscello, da correntone che era.

È bastato evocare quel destino di sconfitta che i più giovani della sinistra Pd – giovani quindi di buona memoria – hanno fatto stop punto e a capo. Al terzo giorno dalle primarie l’area Cuperlo, anziché risorgere dopo la sconfitta, si spacca. Si vede a occhio nudo. 13 e 45, Transatlantico, Montecitorio: Gianni Cuperlo e il ministro Orlando su un divanetto. Conversazione breve. Cuperlo ascolta, poi si congeda: «Va bene, abbiamo parlato». Torna in aula dove si discute la fiducia a Letta. Orlando lo insegue: «Abbiamo parlato, e però…».

Cinque minuti prima davanti a quel divano si svolge un consiglio di crisi dei giovani turchi. Plateale. C’è Orlando, Matteo Orfini, Silvia Velo, Andrea De Maria, altri si avvicinano. Dal senato arriva Francesco Verducci. Il ministro viene incaricato di convincere l’ex candidato ad accettare la presidenza dell’assemblea nazionale offerta da Renzi. Cuperlo ha già declinato, come ha declinato due posti in segreteria. Non un aventino, anzi una promessa di collaborazione: ma ciascuno dal suo posto. E quello di Cuperlo è l’opposizione interna. C’è chi lo mette in relazione con quel «mi tengo fuori» di D’Alema. L’ex candidato nega e sbotta. Certo è che alla riunione di martedì sera, bersaniani dalemiani e ex ppi – e cioè tre delle anime del «correntone» anti-Renzi – gli chiedono di non accettare. Ma non i giovani turchi. Che sulle agenzie fanno moral suasion. Orfini («Renzi non è un barbaro, dobbiamo contribuire con le nostre idee alla ricostruzione del Pd»); Velo: «È importante che si affermi un messaggio di unità»); per l’occasione anche il viceministro Stefano Fassina: «È giusto che la presidenza, posto di garanzia, vada all’opposizione». A mezza mattina anche Bersani parla con Cuperlo in Transatlantico: «Gli ho consigliato di accettare ma lui non vuole», riferisce poi. Ma l’ex segretario quasi condivide: «Credo che voglia essere libero mentre il ruolo di presidente ti lega un po’». Anche lui non accetterebbe: «Voglio essere libero».

Non si fraintenda, non è uno scontro per la poltrona che fu di Prodi e di Bindi, poco più che un’onoreficenza, anche se è «una funzione da cui può esercitare un ruolo», dice Valeria Valente. È il pretesto su cui si gioca la partita del futuro di questo ramo della sinistra Pd. Divisa fra quelli che vogliono «ripartire sfidando Renzi sui contenuti» (Marco Miccoli) e quelli che vogliono finalmente scaricare i padri. Enrico Rossi, presidente della Toscana, su facebook: «Renzi abbraccia Bersani. E fa bene perché a lui deve molte delle sue fortune. D’Alema dichiara che starà fuori dal confronto politico. Fosse stato fuori già dal congresso per Cuperlo sarebbe andata meglio».

Cuperlo si propone come leader dell’opposizione interna. Lo ha fatto a chiare lettere alla riunione di martedì sera, riconvocata stamattina. Ma dentro quell’area c’è di tutto e restano troppi «nodi» da sciogliere: da chi imputa la sconfitta ai toni tiepidi sul rinnovamento, a chi propone l’organizzazione di una resistenza interna in attesa che passi il cadavere di Renzi (politicamente parlando), a chi punta sulla futura premiership di Letta. Dice l’ex ppi Fioroni: «Cuperlo non accetti. A me è già successo di fare una battaglia congressuale in compagnia e poi restare solo all’opposizione». Allude al passaggio in maggioranza dell’area Franceschini, all’indomani della vittoria di Bersani allo scorso congresso.

Dal lato opposto Matteo Orfini, turco (Renzi lo voleva in segreteria, niet di Cuperlo): «Ma vogliamo capire cos’è successo alle primarie? Metà dei nostri ha votato Renzi perché non ne può più dei leader della sconfitta. L’altra metà ora ci chiede di non cominciare a logorare Renzi, e ha ragione. Spero che Cuperlo accetti: noi vogliamo che lui diventi un nuovo Reichlin. C’è invece chi vuole trasformarlo in un nuovo Folena. Sta a lui scegliere». Lo spettro del correntone, appunto. Cuperlo ieri ha risposto che «ci sta pensando». Stamattina scioglierà la riserva. Chi gli chiede di non accettare ha pronta una controproposta: l’ex segretario Epifani. Dipenderà da Renzi. Che intanto può godersi lo spettacolo.