«Much Loved è uno specchio che ho dato alla società marocchina, che poteva scegliere se vedersi riflessa o romperlo. I censori hanno deciso di romperlo». È amareggiato Nabil Ayouch, che con il suo sesto lavoro – nelle sale italiane in 50 copie da oggi – ha partecipato alla Quinzaine des Realisateurs di quest’anno. Da Cannes delle scene piratate del suo film sono state messe su YouTube, e da allora in Marocco «si è scatenata – con le parole del regista – una campagna isterica di odio e violenza».
La storia gira infatti intorno a quattro prostitute che vivono insieme in una casa a Marrakech: Noha, la più grande, organizza gli incontri e le serate con i clienti, ed è il punto di riferimento per le amiche. Soukaina e Randa sono più giovani ma altrettanto combattive, così come la nuova arrivata Hlima, che le tre accolgono in casa loro dopo aver appreso la sua storia di ragazza di campagna messa incinta e abbandonata, costretta quindi a fuggire dal villaggio per paura delle ripercussioni e ora prostituta come loro.

Attraverso il ritratto di queste donne, però, «è anche possibile osservare il loro ambiente: la ‘fauna’ della popolazione della notte», dice il regista. Le loro amiche transessuali, ma anche i ricchi clienti sauditi e europei o la violenza della polizia con gli emarginati. Per la sua crudezza e per l’argomento «scomodo» che tratta, Much Loved si è dunque attirato in patria molte reazioni scomposte di odio: «subito dopo il Festival di Cannes abbiamo attraversato un momento molto difficile – racconta Ayouch – si è arrivati perfino alle minacce di morte e all’aggressione dell’attore che fa il saudita omosessuale. Ho preso una casa per le attrici e ho assunto una scorta che proteggesse loro e i miei cari». La protagonista, Loubna Abidar, non ha potuto essere a Roma perché «una società privata ci ha intentato una causa per promozione della pornografia e in questi giorni lei era chiamata a deporre».

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Le attrici – ad eccezione di Adibar tutte non professioniste – sono la chiave di volta di questi ritratti al femminile accesi e commoventi, l’anima delle quattro vite portate sullo schermo, che dipingono con un largo margine di improvvisazione. E infatti il regista ha fatto oltre 200 interviste a vere prostitute marocchine e tantissimi provini: «A tutte quelle che si presentavano per la parte ho spiegato che si trattava di un film difficile da fare e di cui sarebbe stata dura, dopo, portare il peso. Le quattro interpreti sono state scelte perché mi ha molto colpito l’importanza che davano alla necessità di rendere giustizia alle donne che fanno ’la vita’. Tutte loro vengono da quartieri popolari e sono state a stretto contatto con il mondo della prostituzione».

Il regista di origini marocchine è nato anche lui in un ambiente di emarginati, una banlieue parigina, e da lì oltre 15 anni fa ha deciso di trasferirsi in Marocco dove la società, dice, «con le sue contraddizioni e paradossi, ma anche la sua vivacità, è una costante fonte di ispirazione». A catturarlo, in questo suo lavoro, è l’umanità che si annida nel business della vendita dei corpi, «le umiliazioni che le prostitute devono subire per i soldi ma anche la forza con cui reagiscono».
Secondo Ayouch le donne del «mestiere» marocchine hanno una specificità rispetto alle colleghe in tutto il mondo: «Dal loro spirito di indipendenza ricavano una grande forza. Non hanno protettori: si sono costruite il loro stile di vita in una società patriarcale e nei rapporti, con gli uomini come con la famiglia».
Nuclei familiari come quelli di Noha, a cui queste donne si rivolgono con «un disperato bisogno di amore» e a cui danno praticamente tutto quello che guadagnano, per ricevere in cambio «solo disprezzo e rifiuto».

Ma non sono vittime: «se le avessi dipinte come tali, e non come guerriere – dice Ayouch – credo che il film avrebbe disturbato molto meno».
Il filmmaker franco-marocchino sperava che Much Loved suscitasse un dibattito «sul ruolo della donna nella società». Specialmente ora che si respira una nuova libertà: «Da quando 15 anni fa Mohammed VI è succeduto al padre si gode di una maggiore libertà di espressione. Per questo sono scioccato dalla reazione al mio film». Ma la messa al bando del suo lavoro non è avvenuta nel palazzo reale, bensì in quello del ministero della comunicazione. «Come in Europa, anche da noi la politica viene progressivamente svuotata dal populismo».
E tuttavia non tutte le reazioni sono state negative. Parte della società civile si è schierata perché Much Loved non venisse bandito – «in tanti su internet hanno scritto che i marocchini sono abbastanza maturi da poter scegliere cosa vedere» – e la stampa ora comincia ad interessarsi al mondo della prostituzione. Ma il più bel regalo per il regista è stato essere chiamato da delle prostitute per ringraziarlo: «prima eravamo invisibili e ora iniziamo ad esistere».