Fra i pochi baluardi rimasti a difendere i brandelli di socialità ai tempi del coronavirus ci sono le edicole. Sterminate negli ultimi anni dall’avanzata del web e dall’ idea che l’informazione debba essere gratis, come se chi la fa per lavoro dovesse vivere d’aria, quelle superstiti resistono perché sono le uniche nel quartiere, oppure perché è l’edicolante a fare la differenza.

Uno di questi si chiama Giancarlo Abbati e gestisce un grande chiosco in piazzale Martini, a Milano. Da lui la gente non si limita a comprare i giornali, ma chiacchiera, deposita la spesa, si siede a riprendere fiato, si confida, lascia le chiavi di casa per il figlio che le ha dimenticate, insomma, un riferimento sociale. In questi giorni Giancarlo è stato travolto dai dubbi dopo che un cliente ha parlato per dieci minuti di virusss e Ssssalvini sputacchiando su tutto, su Sorrisi, su Diva e Donna, su Vanity, su Libero.

Così Giancarlo ha scritto ai suoi clienti: «Punto primo, non ho ferie da sfruttare. Punto secondo, non ho cassa integrazione. Punto terzo, vuoi vedere che la prima volta che ho bisogno della sanità mi fan pure morire? Punto quarto, inizio ad avere paura. Visto che so fare solo il giornalaio, ho preso una decisione: smart working. Io vi do i miei numeri di Iban e telefono, voi mi chiamate e io vi leggo il giornale da casa. Le tariffe sono a seconda del giornale che scegliete e la durata della telefonata. Anche perché da quando c’è la serrata la gente ha iniziato a litigare in edicola e mi tocca fare il vigile, l’infermiere e il giornalaio e mi sono stufato. È giusto bloccare tutto per risolvere questo problema, ma per riuscirci meglio bisognerebbe anestetizzare le corde vocali per un mese a tutti, perché la gente parla, parla, parla tipo facebook, anzi peggio, e sputa pure quando parla. L’unica cosa bella quando la gente sta zitta è che ci sono gli uccellini».

Per contenere il rischio contagio, Giancarlo ora dà i resti con una paletta munita di manico lungo, una roba che assomiglia molto a una pattumiera, che poi sarebbe il posto giusto dove mettere i soldi se finalmente i soldi non contassero più nulla, cara la mia Christine Lagarde.