Mall Galleries è la sede di una organizzazione benefica di artisti britannici che promuove l’interesse per le arti visuali. In questi giorni ospita la mostra di un’associazione di pittrici donne. Tra i quadri esposti ce n’era anche uno intitolato «Ms Ruby May, in piedi», di Leena McCall, che è stato rimosso perché giudicato «pornografico» e «disgustoso». La rimozione è stata motivata con la necessità di proteggere i bambini che frequentano le esposizioni.

Il quadro, rintracciabile in internet, ritrae Ruby May, una donna che conduce workshop erotici, mentre fuma la pipa. Ruby porta un gilet corto, a cui è appesa una catena d’acciaio, e pantaloni alla zuava aperti davanti in modo da mettere in evidenza il triangolo pelvico. Nel quadro non si vede nulla di disgustoso e l’opacità della raffigurazione sul piano erotico non concede spazio alla pornografia.

L’assenza di una ragione plausibile non rende la censura sorprendente: essa non si preoccupa di come il suo oggetto veramente è bensì del proprio modo di vederlo. I censori colpiscono il loro stesso sguardo, si difendono dalla deformazione della loro visuale che proiettano su di noi.

Nel suo vero significato la pornografia è la rappresentazione (per immagini e/o per parole) che mira a produrre eccitazione erotica nell’ambito di un assoggettamento del desiderio a una logica di compravendita.

Introducendo un elemento estraneo al coinvolgimento profondo (l’interesse economico) la pornografia trattiene il desiderio in superficie e contraddice la sua reale soddisfazione. Inserisce in questo modo l’erotismo in un’alternanza di stati eccitatori e di effetti calmanti e sostituisce con il piacere che nasce dal sollievo (la scarica della tensione) il godimento vero e proprio.

Il significato della pornografia è distorto dalla sua confusione con la descrizione o la raffigurazione di immagini di esplicito contenuto sessuale. Questo sposta l’attenzione dall’impostazione della nostra visuale all’oggetto che vediamo. Tuttavia la pornografia non è nella rappresentazione in se stessa ma nello sguardo di chi la vede o la costruisce.

Proteggere i bambini dall’esposizione a immagini sessuali ha senso quando le immagini possono creare in loro uno stato di eccitazione che sopraffà la loro capacità di contenimento: non potendo reggere la tensione la risolverebbero alterando profondamente la gestione del loro desiderio. In realtà i bambini sono più esposti a un’invasione indiretta della loro esperienza da un’interpretazione inconsciamente «pornografica» della sessualità da parte dei loro genitori. Può capitare allora che un’immagine di per sé non erotica possa incastrarsi simbolicamente con la sessualità invasiva dei genitori e diventare, a posteriori, più traumatica di un’immagine sessuale.

Nel quadro di McCall si può cogliere una dimensione non vitale (non si sa quanto intenzionale): la peluria pubica, tratteggiata come un’ombra, evoca una dimensione cadaverica che non ha niente dell’immagine rigogliosa (l’incontro dell’eros con l’enigma della vita) che Courbet ha messo in primo piano ne «L’origine del mondo». Il disgusto dei censori di Mall Galeries maschera la loro inconscia fascinazione nei confronti di un oggetto inerte sul piano del coinvolgimento la cui atarassia è interpretata come potenza suprema. Eccitarlo, per mantenerlo vitale in superficie, compensa la percezione della sua immobilità interna e sposta il desiderio dagli oggetti vivi alla pretesa di far vivere quelli morti. Spesso la censura proietta sui bambini un’eccitazione necrofila e cercando di proteggerli da essa finisce per sancirla come ineludibile.