L’incontro, finito a vuoto, di lunedì sera a Palazzo Chigi un risultato lo ha avuto: Cisl e Uil hanno deciso di scioperare, anche se con diverse modalità. Se la Uil ha infatti proclamato lo stop generale, ma senza ancora stabilire una data, la Cisl resiste: però ha detto sì alla fermata dei lavoratori del pubblico impiego, da svolgere unitariamente. Per il momento resta fissata solo la protesta della Cgil, il 5 dicembre, giornata in cui tutte le categorie icroceranno le braccia (a eccezione dei trasporti, su cui il Garante ha imposto una limitazione). Ma le cose si potrebbero modificare ancora: oggi è previsto un vertice tra Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo al Congresso della Uil, al Palacongressi di Roma.

Andiamo con ordine, tenendo fermo un punto: al faccia a faccia di oggi tra i tre segretari, la persona da convincere (e non sarà cosa semplice) è la leader della Cisl, che per il momento non ne vuole sapere – lo ha detto chiaro e tondo – di partecipare a uno stop generale. Però è stata proprio la Cisl, nel primo pomeriggio, a uscire con un comunicato indirizzato alle 12 categorie del pubblico impiego per invitarle allo sciopero di settore (probabilmente una ’cortesia’ concordata con le altre due confederazioni, per dimostrare che almeno su questo fronte il sindacato guidato da Furlan è più che attivo).
«Nell’incontro di Palazzo Chigi, alla nostra richiesta, il rinnovo del contratto – spiega la Cisl – ha fatto riscontro la totale indisponibilità del governo con la conferma del blocco almeno per il 2015». Pertanto, «non solo si confermano, ma si rafforzano le motivazioni della protesta e si impone la necessità di avviare una nuova fase di mobilitazione e di lotta unitaria». La Cisl fa sapere di aver chiesto a Cgil e Uil un incontro urgente per individuare la data dello sciopero, «da fissare entro dicembre».

La Cgil a questo punto ha colto la palla al balzo, uscendo a sua volta con una nota in cui spiega che «si confermano le ragioni dello sciopero generale». La Cgil conferma che «non c’è stata alcuna apertura sul rinnovo dei contratti, bloccati dal 2010. Secondo il ministro Madia, infatti, il rinnovo sarà possibile solo quando si uscirà dalla crisi». Ma non basta, perché secondo Corso d’Italia il governo non avrebbe aperto neanche su altri temi, come «la contrattualizzazione, i precari, il taglio lineare dei servizi e i posti a rischio». Ma poi scatta l’invito anche a Cisl e Uil perché allarghino lo spettro della protesta: «Le scelte politiche del governo e le misure legislative adottate confermano l’appello alle altre organizzazioni confederali per una risposta di tutti».

Subito dopo, arriva l’annuncio dello sciopero generale Uil, ma appunto senza ancora una data perché proprio al suo Congresso, che si apre oggi, la confederazione guidata da Barbagallo vuole chiedere alle due «colleghe» di muoversi insieme, confluendo magari in un’unica data. «Abbiamo cercato e voluto, con determinazione, il confronto. Ma il governo – spiega la Uil in un comunicato – non ha dato alcuna risposta chiara ai problemi veri delle persone, perdendo così un’occasione nei confronti del Paese».

Successivamente la Uil spiega perché ha deciso di generalizzare la protesta, ragioni che peraltro la avvicinano alla Cgil: «Nessuna disponibilità è giunta sui contratti pubblici, sulla richiesta degli 80 euro ai pensionati, sulla rivalutazione delle pensioni e sui non autosufficienti». E «resta nebulosa tutta la partita del Jobs Act, con il rischio che siano messe in discussione le tutele». Infine, «mancano le risorse per gli ammortizzatori sociali, non si fanno politiche per rilanciare il Paese e si danno sgravi Irap indiscriminati alle imprese senza valorizzare chi fa innovazione e occupazione». Da qui l’annuncio che si cercherà un accordo con Cgil e Cisl, ma Furlan per ora chiude: «Lo sciopero generale – spiega – è lo strumento più forte che ci sia per arrivare a un risultato ma se gli obiettivi non sono chiari è un errore. Non abbiamo bisogno di occupare le fabbriche come dice Maurizio Landini, Per uscire dalla crisi oggi uno sciopero generale di un giorno, che presto si dimentica, penso sia chiedere un sacrificio inutile ai lavoratori».