Milano in questa settimana è l’epicentro della riflessione sullo stato del clima nel mondo. E nella città che ospita il summit ufficiale Pre-COP26 (da oggi al 2 ottobre) ma anche il Climate Camp promosso dalla Piattaforma per la giustizia climatica (da oggi al tre ottobre), è possibile vedere in foto gli effetti del climate change sui ghiacciai di tutto il mondo, una delle rappresentazioni più evidenti degli effetti negativi del riscaldamento globale.

LA MOSTRA Sulle tracce dei ghiacciai, in Triennale Milano (viale Alemagna 6, ingresso libero dal martedì alla domenica, 11-20) fino al 17 ottobre 2021, dà conto di una situazione drammatica che non riguarda solo l’Europa e le Alpi, ma segna un destino comune ai ghiacciai in tutto il mondo. In mostra, infatti, ci sono una trentina di confronti fotografici, realizzati durante le prime cinque spedizioni del progetto coordinato dall’associazione MacroMicro, che hanno portato un team multidisciplinare – fotografi, ricercatori, glaciologi, ma anche giornalisti, film-maker ed esperti di divulgazione scientifica – nelle catene montuose del Karakorum (2009), del Caucaso (2011), dell’Alaska (2013), delle Ande (2016) e dell’Himalaya (2018).

SI TRATTA DI «UN PRODOTTO scientifico e artistico di grande valore», come ha ben sintetizzato durante la conferenza stampa di presentazione Elena Jachia, direttrice dell’Area Ambiente di Fondazione Cariplo, che ha sostenuto l’iniziativa dell’associazione e ha deciso di portare la mostra per la prima volta a Milano.

NATO NEL 2004, IL PROGETTO Sulle tracce dei ghiacciai ha all’attivo sei spedizioni sulle catene più importanti del Pianeta (le uniche foto assenti a Milano sono quelle dedicate alle Alpi, ancora inedite: è possibile vedere gallery sul sito https://sulletraccedeighiacciai.com), che sono servite ad estrapolare dati quantitativi e qualitativi, le immagini.

LA FOTOGRAFIA RAPPRESENTA, almeno dagli anni Trenta del secolo scorso, uno degli strumenti di ricerca del glaciologo. Ecco perché vale la pena sottolineare il lavoro realizzato in 200 archivi di tutto il mondo, sulle tracce dei primi esploratori e fotografi di fine Ottocento e dei primi del Novecento: l’obiettivo di Fabiano Ventura, fotografo paesaggista e naturalista, coordinatore del progetto, è infatti quello di scattare sempre nuove immagini dal medesimo punto geografico e nello stesso periodo dell’anno di quelle del passato.

LE IMMAGINI ESPOSTE a Milano testimoniano il drammatico arretramento dei più grandi ghiacciai montani della Terra. Insieme ai dati scientifici rilevati forniscono al pubblico un’idea immediata delle drammatiche variazioni climatiche che il nostro Pianeta sta vivendo e confermano quanto siano urgenti tutte le possibili azioni che ne limitino le conseguenze.

SECONDO FABIANO VENTURA «i cambiamenti climatici sono il principale problema mondiale del nostro tempo, a cui si collegano le numerose emergenze in atto, come quella economica, ambientale, migratoria e, non ultima, quella sanitaria che stiamo vivendo in questo periodo». Per questo, ha scelto di dedicare dieci anni della sua vita all’obiettivo di costruire un nuovo modo di comunicare come sta cambiando l’ambiente che ci circonda e cosa sia necessario fare per proteggerlo. Di avvertire l’urgenza del cambiamento, sapendo che le concentrazioni di gas climalteranti hanno raggiunto i valori più elevati degli ultimi 800.000 anni, principalmente a causa delle emissioni dovute alle attività umane, e che l’aumento di tali concentrazioni – causa predominante del riscaldamento globale – ha tempi di ritorno molto più lunghi di quelli misurabili nella riduzione annua delle emissioni.

DAVANTI ALLA MASSA di ghiacci, la speranza è che ognuno di noi riesca a sentirsi «terrestre», e non più essere umano che vive nell’epoca nota come Antropocene. Rubiamo questo termine alla professoressa Carla Benedetti, che nel libro La letteratura ci salverà dall’estinzione (Einaudi, 2020) sottolinea come «terrestri» sia un termine che può avere forza suscitatrice, obbligarci ad agire per un cambiamento correggendo la visione che abbiamo dell’uomo dentro il mondo.