Con un numero doppio della sua storica rivista Altrove, la «Società italiana per lo studio degli stati di coscienza» (Sissc) celebra i suoi trent’anni. Un periodo storico nel quale si è consumata la guerra alla droga dichiarata da Richard Nixon il 18 giugno 1971. Una guerra che aveva come obiettivo, come hanno svelato documenti ufficiali, non la salute della gente ma stroncare i movimenti contro la guerra in Vietnam e le lotte dei neri. In Italia come altrove le prigioni sono ancora piene di vittime di quella politica. Ma da qualche tempo pare che il vento stia cambiando. Molti stati hanno reso legale l’utilizzo della cannabis a fini terapeutici o ricreativi e hanno ripreso slancio le ricerche su Lsd e altre sostanze psicoattive.
Il ruolo svolto in Italia dalla Sissc non può essere sottovalutato. In primo luogo nel fare chiarezza sul termine «droga», nel quale convivono sostanze come Lsd, zucchero, cannabis, alcool, cocaina, tabacco, noce moscata… E poi nel rivendicare il diritto di ognuno a esplorare e vivere liberamente i diversi stati di coscienza accessibili attraverso erbe, funghi, cactus, danze, musiche, pratiche meditative, digiuni, sogni, trance, estasi, e quant’altro.
Antonello Colimberti, presidente della Sissc e nuovo direttore della rivista Altrove traccia una panoramica sulla storia e le nuove iniziative della società.

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Da quanto tempo sei alla guida della rivista ?
Sono diventato direttore della rivista da un paio di anni, l’ultimo anno sono diventato anche presidente della Società. Ho iniziato a collaborare una ventina di anni fa. Per molti anni, fino alla sua scomparsa precoce, abbiamo avuto come presidente il grande neurofisiologo Marco Margnelli, che era anche uno dei fondatori. Poi è diventato presidente Gilberto Camilla che mi ha passato la direzione nel momento in cui dopo 30 anni abbiamo iniziato a fare questa rifondazione della Sissc. Per sé ha conservato la presidenza onoraria.
Io mi occupo di discipline umanistiche, ho una doppia formazione, una legata alle arti, in particolare alla musica. Ho fatto studi in conservatorio e di musicologia al Dams di Bologna. Sono diplomato in pianoforte. In seguito ho preso una seconda laurea in antropologia culturale a L’Aquila con Valerio Petrarca. Preparai una tesi sullo sciamanesimo e mi capitò di parlare con un amico musicista che conosceva la Sissc, così presi contatto con Gilberto Camilla che mi invitò a fare una relazione proprio sullo sciamanesimo. Da allora è nata una collaborazione assidua, ho partecipato praticamente a tutti i convegni della società e con scritti su Altrove.

Come è cambiata in questi trent’anni la Sissc?
La Sissc è una società molto particolare, intanto per il suo approccio, perché pur senza disdegnare approcci accademici il suo taglio è sempre stato un po’ fuori delle accademia, e poi perché ha mantenuto una apertura a tutto campo sulle diverse forme degli stati di coscienza. Questa caratteristica è emersa nei primi anni. Io non c’ero all’epoca, sono arrivato attorno al 2001 e la società esisteva già da quasi un decennio, so però dalla storia raccontatami da Gilberto Camilla e da altri che le cose sono andate un po’ così. Dopo la fondazione si è arrivati a un dibattito per cui c’era una posizione, quella di Giorgio Samorini, uno dei fondatori, interessata essenzialmente agli stati coscienza legati all’utilizzo delle sotanze psicotropiche. Dall’altra c’era invece un punto di vista portato avanti da Gilberto Camilla e da Marco Margnelli, che spingeva per mantenere una posizione allargata a tutte le forme di stati modificati di coscienza, e allora si è arrivati a una divisione. L’ala più collegata alle sostanze psicotropiche si è separata e Samorini ha seguito un suo percorso, un grande percorso, che ha avuto nel corso degli anni tantissime pubblicazioni e un sito web ricchissimo di informazioni. La Sissc ha mantenuto un’attenzione alle sostanze psicotrope ma ad essa si sono accompagnati sguardi verso qualunque altra esperienza, forme di misticismo religioso, tecniche di meditazione, nulla è rimasto estraneo all’orizzonte della società. Anche oggi che c’è un grande ritorno, una forma di neopsichedelia, manteniamo un’apertura a tutto campo.

Per questo anniversario avete realizzato un numero doppio di «Altrove»…
È un numero celebrativo e della ripartenza. Per la veste grafica siamo tornati nelle mani delle edizioni Nautilus, che aveva curato i primi 13 numeri di Altrove con una veste grafica splendida. Sul piano grafico abbiamo passato un periodo un po’ buio, con un aspetto più accademico, più triste. Con questo numero siamo tornati da Nautilus che ripeto ha fatto un lavoro splendido, e devo fare subito il nome di Claudio Barbieri che ci ha regalato un numero degno del trentennio.
Il contenuto di questo numero doppio è molto esteso, ci sono molti interventi, che abbracciano molte discipline. Si apre con una sorta di dossier omaggio a Michael Taussig, considerato uno dei maggiori antropologi viventi, che ha un suo sguardo particolare, fuori dall’accademia, molto originale. Abbiamo selezionato una serie di suoi interventi, un brevissimo pezzo riferito alla pandemia del Covid 19 dal titolo «Uno sciamano potrebbe darci una mano?» e poi una lunga intervista-colloquio tra Taussig e Peter Lamborn Wilson, alias Hakim Bey, ben nota figura di intellettuale anarchico, antropologo, orientalista, che tocca molti temi a partire dalle esperienze sciamaniche nell’utilizzo dell’ayahuasca. Altri suoi saggi «La città dello Yagé», altro nome dell’ayahuasca, e «Sballarsi con Benjamin e Burroughs» due figure molto diverse che in Taussig vengono in qualche modo a trovare un punto di incontro.
Tra gli altri interventi quelli dello psichiatra transculturale Alfredo Ancora, che da diversi anni compie ricerche in area siberiana e centroasiatica, poi Gianfranco Meli, sociologo di Taranto molto competente in area etnobotanica, con un articolo sulle solanacee tempestarie, una pianta poco esplorata finora. Federico Battistutta è uno studioso di religioni in una prospettiva al tempo stesso laica e mistica, nel suo saggio prende in esame le caratteristiche del mondo psichedelico in rapporto al tema del religioso. Gilberto Camilla compie una sua escursione su alcuni aspetti della storia della psichedelia. Gianluca Toro porta un lavoro sulle arti rupestri.
Poi c’è la ripubblicazione di una intervista di Maurizio Nocera, attuale vicepresidente della Sissc, a Elemir Zolla, e una recensione fatta dall’antropologa Stefania Consigliere all’etnoantropologo Piero Coppo, che esaminano un libro di Jean-Loup Amselle, un libro che ha destato molto scalpore in quanto vede il grande interesse degli ultimi anni verso l’ayahuasca come qualcosa di fasullo. Consigliere e Coppo gli rispondono per le rime. Infine alcuni importanti saggi, come quello di Walter Hanegraaff, studioso di esoterismo, che esamina i rapporti della psichedelia con il magico, e un omaggio a Ralph Metzner, una grande figura della psichedelia, a 2 anni dalla sua scomparsa.

Qualcosa sulle attività della Sissc oltre la rivista…
Abbiamo sempre avuto un convegno annuale e adesso covid permettendo siamo in grado di svolgerne un paio l’anno, uno al nord e uno al sud. Il prossimo convegno sarà ad Assava, in provincia di Taranto, grazie all’interessamento di Gianfranco Mele che è di quei luoghi, e sarà dedicato all’etnobotanica. Il titolo sarà «Piante e Popoli», dal 30 luglio all’1 agosto.
Al nord da anni il punto di riferimento è Torino e quest’anno si svolgerà dal 2 al 4 settembre. Il tema sarà «Stati di coscienza e fenomeni paranormali». Avverrà con la collaborazione del «Centro studi parapsicologici» di Bologna, le cui figure di rilievo, Bruno Severi e Nelio Bomicini, ora col rinnovo della Sissc sono entrati nel direttivo.

Chi volesse partecipare cosa deve fare?
Si deve iscrivere, i moduli li abbiamo appena stampati e li diffonderemo attraverso il sito (sissc.it) e facebook, ne faremo adeguata pubblicità.
Gli altri due aspetti oltre ai convegni per riassumere le attività della Sissc sono le pubblicazioni e il web. Oltre ad Altrove, giunto al 21° numero in buona salute, è ripartito il bollettino, che ospita brevi interventi, note informative e così via. Ha ripreso la pubblicazione da poco, ora è pronto il terzo numero ad opera di Gilberto Camilla. Grosso modo ha frequenza trimestrale. Accanto a questi due periodici si prevedono una serie di pubblicazioni, nel corso degli anni ne sono uscite parecchie, di testi inediti e pubblicazioni fuori commercio. È in preparazione un secondo volume di Percorsi Psichedelici.
L’intervento on line sul nostro sito curato da Christian Di Sante è attualmente in fase di riesame ed espansione. A gonfie vele è partita la pagina facebook curata dalla psichiatra Maria Laura De Rosa, una delle migliori acquisizioni della Sissc degli ultimi anni, è entrata anche nel direttivo della società.

Le tue esperienze con sostanze psicotrope?
Non ho esperienze particolari, mi sono fermato a quelle più comuni. Vengo dall’ambito della musica e ho lavorato con mezzi sonori, con tecniche vocali molto comuni in area centroasiatica che sono state riprese in occidente e che ho fatto conoscere anche alla Sissc. Si chiamano tecniche di canto armonico o bifonico, che fatte in un certo modo e con un uso prolungato sono legate a forme di trance, di estasi, di stati modificati di coscienza. Su questo per due tre anni abbiamo fatto dei corsi alla Sissc. Certo in queste occasioni non si raggiungono esiti profondi, ma un assaggio è stato dato e credo sia stato anche molto recepito.

Hai pubblicato un libro sull’argomento, «Musiche sciamaniche»…
Risale al periodo in cui feci la tesi di laurea sulla figura dello sciamano. Raccolsi dei saggi sullo sciamanesimo da vari punti di vista. Soprattutto trovai di grande interesse i lavori di Tim Hodgkinson e Ken Hyder, due musicisti che per molti anni sono andati in Siberia e lì facevano incontrare le loro pratiche di improvvisazione libera con la musica sciamanica. Hodgkinson è anche antropologo quindi aveva una piena competenza di ciò che stava facendo. Il volume era accompagnato da un cd con delle musiche sciamaniche raccolte da un etnomusicologo francese, Henri Lecomte, che da molti anni pubblicava dischi su ogni genere di musica siberiana. Io gli chiesi il permesso di selezionare brani specificamente legati allo sciamanesimo. Così nel cd ci stanno canti sciamanici tra cui una registrazione del 1992 su una «cerimonia dell’orso» che dura 20 minuti.

La Sissc ha svolto un ruolo importante contro il proibizionismo anche oltre la politica della riduzione del danno…
La Sissc da sempre fa un’opera essenzialmente di conoscenza, porta alla luce una serie di conoscenze e questo porta delle conseguenze. La Sissc non è nata come movimento politico ma certo quello che dice ha le sue implicazioni. Quando parla di determinate piante e sostanze decostruisce quel termine «droga» dentro al quale si nascondono le cose più svariate. Dimostra di come esistano, da quando l’uomo è sulla Terra, sostanze che vanno usate in un certo modo e che hanno valenze profonde. Cercare di mettere tutto questo sotto un regime poliziesco, a parte che è assurdo, è anche inefficace perché poi tutto ritorna sotto le forme peggiori.

 

SCHEDE

 «Allucinogeni sacri nel mondo antico»

Il vello d’oro alla cui ricerca partirono gli argonauti altro non era che l’amanita muscaria, il noto fungo allucinogeno ritratto col cappello a pois rossi. L’etimologia di Giasone è uomo-droga. Anche
Medusa, la regina delle Gorgoni, rappresenta il fungo, e infatti Perseo la decapita con un falcetto di quelli usati in agricoltura. «Allucinogeni sacri nel mondo antico» (Nautilus, pp.308, euro 18) di Gilberto Camilla, colonna della Sissc e Carl A.P. Ruck, professore di studi classici alla Boston University, toglie il velo a una serie di racconti mitologici altrimenti privi di senso, come la storia di Prometeo che ruba il fuoco e lo nasconde nel gambo cavo di un finocchio. Dall’Egitto alla Grecia, dall’India alla Siberia, dalle civiltà precolobiane all’impero romano, non escluso il cristianesimo delle origini, diverse piante allucinogene, considerate sacramenti, hanno svolto un ruolo centrale nella cultura e nell’evoluzione di quelle popolazioni. Un libro rivoluzionario che in qualche modo arricchisce la altrettanto rivoluzionaria visione astronomica di quegli stessi miti fornita da Giorgio de Santillana e
Hertha von Dechend in «Il mulino di Amleto».

 

«Dmt – La molecola dello spirito»

Pubblicato negli Usa nel 2001, giunge infine l’edizione italiana di «Dmt – La molecola dello spirito» (Ed. Spazio interiore, pp.415, euro 18) di Rick Strassman, libro tradotto in 12 lingue con oltre 200 mila copie vendute. È il resoconto della ricerca clinica svolta dal 1990 al 1995 da Strassman nell’università del New Mexico sul Dmt, sostanza psicoattiva presente nel mondo vegetale ma prodotta anche nel corpo umano dalla ghiandola pineale. È ritenuto responsabile tra l’altro delle visioni che sorgono nelle cerimonie con l’ayahuasca, delle esperienze mistiche, di pre-morte e probabilmente dei normali sogni. Molti dei 60 volontari che hanno assunto Dmt hanno riferito di incontri con strane entità intelligenti non umane, aliene, «self transforming machine elves» nella definizione di Terence McKenna, che considerava il Dmt un portale per accedere ad altre dimensioni della realtà.

 

«Cannabis e Spiritualità»

L’afghano di Mazar-i-Sharif, il rosso e il giallo libanese, il Bombay black, il Charas e il Manali indiani, il nepalese, il marocchino, il kif, la marijuana messicana…sono solo alcune delle tante varietà di cannabis che una volta giungevano in Occidente prima che il proibizionismo mettesse tutto in mano alle mafie del narcotraffico. Con «Cannabis e Spiritualità» (Ed. Spazio Interiore, pp. 350, euro 20) Stephen Gray propone una «Guida all’esplorazione di una antica pianta maestra», una panoramica storica sull’uso spirituale, terapeutico e ricreazionale che è stato fatto di questa pianta fin dalla più remota antichità. Gray offre inoltre una serie di esercizi pratici che connettono la cannabis alle sue esperienze con il buddhismo tibetano, la chiesa del peyote dei nativi americani, i sadhu indiani, l’uso della ganja in Giamaica e l’ayahuasca amazzonica.