L’11 febbraio la procura di Parigi ha deciso di aprire un’inchiesta per aggressione e tentato stupro nei confronti del presidente del CNC (Centre national du cinéma) Dominque Boutonnat. Il patron del cinema francese è stato sottoposto ad alcune misure restrittive. L’inchiesta fa seguito alla denuncia che la presunta vittima, figlioccio del Boutonnat, ha deposto nell’ottobre scorso. Gli avvocati dell’accusato hanno dichiarato che la decisione del tribunale è prematura e che non c’è stato un confronto con l’indagato intorno ai fatti che gli vengono contestati.

Perché questo fatto di cronaca è importante? Perché con un solo scandalo sono due istituzioni francesi a tremare. La prima è ovviamente il CNC, che con il suo bilancio di due miliardi di euro l’anno è il motore del cinema d’autore non solo francese ma europeo e mondiale. In luglio 2019, la nomina di Boutonnat da parte del presidente Emmanuel Macron aveva sollevato molte critiche e preocupazioni. Boutonnat viene dal cinema commerciale e non ha fatto mistero della sua volontà di riformare il CNC per renderlo più vicino alle esigenze del mercato. Grande sostenitore e finanziatore della campagna elettorale di Macron, Boutonnat ha un percorso esemplare delle élites e dei tecnici che la politica nomina in posti chiavi della macchina dello Stato. Come i più importanti politici, giornalisti, dirigenti francesi, come l’ex presidente del consiglio Eduard Philippe di cui era compagno di corso, anche Boutonnat viene da Sciences Politiques Paris. Ed è questa seconda istituzione ad essere investita, e in maniera ben più profonda.

Proprio in questi giorni, il presidente (ormai ex) della fondazione di Sciences Po, Olivier Duhamel è stato travolto da accuse di stupro e aggressione a fini sessuali su minori. Parallelamente, alcune testimonianze di studenti e di studentesse di Science Po non solo di Parigi ma manche di altri grandi centri cominciano a farsi strada attraverso quello che appare come un vasto muro di omertà ; dietro il quale, non si nasconde una serie di casi isolati ma una vera e propria cultura dello stupro, dell’aggressione e dell’umiliazione che struttura la vita di questa istituzione nella quale vengono selezionate, formate e promosse le élites dirigenti del neoliberalismo francese. In una struggente lettera aperta, pubblicata su Instagram e in seguito riportata da alcuni media, una studentessa di Tolosa descrive un mondo in cui lo stupro è parte integrante del procedimento di ammissione. Come fosse una sorta di rito di passaggio inevitabile e in parte pubblico, perché la stuprata, dal momento in cui cede alla violenza del proprio aguzzino, viene riconosciuta dalla comunità come cosa appartenente al proprio stupratore. Indigna, ma non stupisce allora che i dirigenti, selezionati attraverso questa mala educacion macista e predatoria, siano… dei machisti e dei predatori.